Regia di Patrice Leconte vedi scheda film
Ridicule è indubbiamente un film in costume ed è anche un film storico (le due categorie, com'è ovvio, non necessariamente coincidono), poiché, pur non appuntandosi su un evento storico in particolare, si colloca in un'epoca ben definita, sfruttandone le specificità. Non è un caso che questo lavoro di Leconte sia stato consigliato dal prof. Lucio Villari a margine di una trasmissione sul Beccaria e sul suo Dei delitti e delle pene.
Pochi altri film come questo - mi viene in mente soltanto Che la festa cominci... (1975) di Bertrand Tavernier - indicano tanto efficacemente la necessità storica e morale della Rivoluzione Francese. Siamo, infatti, nella sua imminenza, poiché la vicenda si svolge durante il regno di Luigi XVI, un'epoca in cui si vale per il motto di spirito, con il rischio di rendersi invisi al sovrano e, peggio, ridicoli al cospetto dei suoi cortigiani.
Quel che più conta, la corte di Versailles vive nel vuoto spinto, lontano secoli luce dal popolo che langue tra la miseria e le malattie, come dimostra una delle prime sequenze, nella quale i villani sono costretti a raccogliere dei pesci che boccheggiano nel fango di una palude (e viene in mente un'analoga scena d'apertura del Bronte - Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato di Vancini).
L'amaro sfogo finale del protagonista - «mi avete reso ridicolo e a causa di questo da domani molte persone moriranno» - ha il potere, come pena del contrappasso, di coprire di ridicolo un'intera epoca, prima ancora che la Rivoluzione la copra di sangue.
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