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Emma

Regia di Douglas McGrath vedi scheda film

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La recensione su Emma

di alan smithee
5 stelle
La agiata Emma Woodhouse, orfana di madre sin da ragazzina e vissuta nel benessere grazie ad un padre di elevato rango e alle cure di una governante ed amica affettuosa, si ritrova spiazzata quando quest'ultima convola a nozze con un ricco vicino della propria dimora. Per questo, per ingannare il tempo, decide di improvvisarsi come una sorta di combina-matrimoni, accentrando la sua attenzione verso una coetanea dalle origini un po' incerte, che la ragazza vorrebbe emancipare e far fidanzare ad un giovane altolocato di sua conoscenza, di professione pastore della chiesa locale.
Ma il proposito si rivela un fallimento ed Emma ci riprova cercando di avvicinare la ragazza al suo migliore amico George, pensando possa essere il miglior ripiego, e facendosi intanto attrarre dal figlio dell'anziano vicino andato in sposa alla sua governante, il bel Frank Churchill.

Anche in quel caso Emma dimostrerà di non averci preso per nulla, ed il destino si rivelerà pieno di sorprese, ma tutto sommato in grado di assicurare un sereno avvenire non solo ad una coppia, bensì a due.
L'adattamento cinematografico del celebre racconto di Jane Austen diventa, tra le mani di un allora esordiente Douglas Mcgrath fattosi poi notare maggiormente dalla critica il decennio successivo col biopic Infamous su Truman Capote, un esercizio di stile tra siparietti un po' stucchevoli e scenografie tutte pizzi, merletti (e persino ampolle-acquario poste a precipizio su colonnine affioranti da prati verdissimi di ameni giardini botticelliani.

Certo l'alchimia tra gli interpreti (una Gwyneth Paltrow in odore di imminente divismo, l'Ewan McGregor irresistibilmente conteso dai più affermati autori, Toni Collette sempre simpatica e lanciata, il civettuolo ed un po' falso reverendo Alan Cumming, la luminosa Greta Scacchi ed il tenebroso Jeremy Northam) alla fine funziona, ma il rischio di ritrovarsi in mezzo ad una patinata trasposizione sin troppo impegnata a ricreare i vezzi di una aristocrazia annoiata e in fondo un po' sciocca prevale sul sentimento di emancipazione del ruolo della donna, a cui probabilmente intendeva mirare in modo precipuo il romanzo della Austen.
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