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La carica dei 101

Regia di Stephen Herek vedi scheda film

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La recensione su La carica dei 101

di IlGranCinematografo
6 stelle

L'efficacia nel cercare il divertimento infantile ha però un rovescio della medaglia in un certo qual sentore di piattezza.

 

Molto prima di normalizzare l'adattamento live action dei propri Classici più famosi in animazione bidimensionale a pratica produttiva sistemica (e a filone poi imitato da altre case di produzione), era stata la stessa Disney a investire da pioniera nell'idea con un precursore "archeologico" di questa pratica: il revival "in macchie e ossa" di un film a cartoni passato alla storia per il carisma iconico della sua villain, riproposto con furore camp da un'insormontabile Glenn Close (nominata con merito ai Golden Globe), che veste le pellicce di una nuova Crudelia De Mon non meno stravagante e luciferina di quella dell'originale. E forse, purtroppo, lo è talmente da oscurare i pur bravi Joely RichardsonJeff Daniels nei ruoli, un po' generici, di Anita e Rudy. Eppure Stephen Herek è indubbiamente rispettoso nei confronti del prototipo disegnato, di cui metabolizza l'anima favolistica in senso ludico con virtuosismi registici coinvolgenti, sorretti da tinte accese in fotografia e da costumi e scenografie piacevolmente stilizzati e appariscenti (ammiccando alle commedie sofisticate degli anni Cinquanta distorte con guizzi di grottesco). La parte centrale, che vede le creature a quattro zampe impegnate in un passaparola di latrati per mettere in moto un astuto piano di salvataggio dei cuccioli rapiti, in realtà può risultare (quasi) sperimentale nella sfida di servirsi di decine di animali addestrati senza cedere alla tentazione della parola (tenendo conto che soltanto un anno prima usciva Babe, maialino coraggioso con le sue bestiole parlanti), ma è anche, purtroppo, la più fiacca sul piano della resa, soprattutto per l'enorme fatica a caratterizzare i personaggi non umani esclusivamente attraverso il visivo (i cagnolini, pur simpatici, finiscono per essere dimenticabili). La mezz'ora conclusiva (dalla quale trapela chiaro e tondo l'apporto di John Hughes in fase di sceneggiatura) è invece una sottospecie di Mamma, ho perso l'aereo in versione cinofila, in cui Orazio (Mark Williams), Gaspare (un Hugh Laurie pre-dottor House, con barba e borsalino) e Crudelia diventano vittime delle – spassose, almeno a tratti – ritorsioni complottate da dalmata e soci (su tutti gli inquilini di una stalla). L'efficacia nel cercare il divertimento infantile ha però un rovescio della medaglia in un certo qual sentore di piattezza, accentuato sia dal contesto di concretezza fisica della messa in scena "dal vero" (comunque diverso da quello di un cartoon, al di là degli sforzi per non far notare la differenza), che da un eccesso di ritmo al montaggio che impedisce una maggiore definizione dei caratteri.

Ottime nella loro effervescenza vecchio stile le musiche di Michael Kamen.

Voto: 6 — Film DISCRETO

 

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