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Faccio saltare la banca

Regia di Jean Girault vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su Faccio saltare la banca

di John_Nada1975
6 stelle

Come spesso accade solo con i veri grandi comici della Storia del cinema, e De Funès lo era, "Faccio saltare la banca" è probabilmente più attuale adesso in cui l'economia della speculazione e del fare soldi senza creare lavoro nè benessere se non il proprio da speculatore con il denaro è la regola, che nel 1964, in cui almeno in Francia Paese molto avanti rispetto all'Italia in troppe cose, già si iniziavano a distruggere le piccole attività commerciali di famiglia, a favore delle grosse corporazioni.

Che è esattamente il negozio di fucili, mulinelli, canne da pesca, fucili pregiati tenuto da De Funès tutto casa e bottega comunicanti.

Gettato sul lastrico dal viscido, opportunista consulente bancario Andrè Durand-Mareuil(anch'essa prospiciente alla casa negozio, De Funès può persino vedere l'insegna illuminata a intervallo da un semaforo, e della sua disfatta economica, dal letto matrimoniale in cui non riesce a dormire, e ovviamente rimugina, rimugina angosciato) di "investimenti spazzatura" di direbbe oggi, un sempre eccelso attore come Jean-Pierre Marielle(che ha una voce in originale tra le più alte di qualità e intensità, del cinema e teatro francesi), doppiato con la lisca per renderlo ancora più equivoco, De Funès/Victor Garnier(doppiato dalla leggenda Stefano Sibaldi), riuscirà a trovare un irresistibile e travolgente modo, per vendicarsi. Coinvolgendo l'intera famiglia e un finale all'insegna del cinismo e del sarcasmo, anche questo molto francese. 

Disponibile dall'originale bianco e nero, in una più recente e bisogna dire davvero ben fatta, versione colorizzata al computer.

Il personaggio di Garnier è per De Funès realmente uno dei risultati più alti raggiunto con Jean Girault con il quale avrebbe avuto modo di collaborare in altri film che avrebbero semplicemente doppiato, i secondi classificati agli incassi del botteghino francese.

Impossibile tenere conto di tutte le invenzioni espressive(basti la breve sequenza Senza battute ma solo fisiognomica, in chiesa al sermone del pastore), lessicali ben rese dal doppiaggio italiano("sa mi consiglia qualcosa? Vorrei fare una bella sorpresa a mio marito?"- "Si faccia trovare a letto con suo fratello e suo cognato!" E la caccia via dal negozio in preda alla sua nevrosi da bancarotta economica), e dialoghi strepitosi tutti sul filo della dissimulazione e del nascondere il vero motivo dell'attività di costruzione di un lungo pozzo "ma per orizzontale sa deve essere una sorpresa, è per il compleanno di mia moglie!" tra lo scantinato sotto al negozio, e la banca.

Fantastica l'apparizione di Jean Lefebvre come all'apparenza sempliciotto capocantiere, e il loro dialogo sulla costruzione dello stesso in un terreno friabile/compatto/argilloso, con abbondanza di termini edili tecnici tipo "vitelli" e "ciabatte", "sentine" all'insegna dell'incompresione e del gioco lessicale-demenziale.

Notare bene il casotto polveroso di legno("ah è proprio un bel posticino qui lo sa!" De Funès) del cantiere e dello stesso, con due bicchieri di Bordeaux già pronti, e la lunga baguette di traverso sul tavolo per pranzo. E già nel 1964 gli operai neri delle colonie nelle buche nell'asfalto, che bevono solo succo di soia e "starebbero sempre con le mani in tasca questi, se non ci fossi qua io!"

E c'è persino George Wilson come gendarme di ronda in bicicletta, desideroso di una promozione come ispettore, quindi tenace ma stupido segugio sulle tracce.

 

John Nada

Come spesso accade solo con i veri grandi comici della Storia del cinema, e De Funès lo era, "Faccio saltare la banca" è probabilmente più attuale adesso in cui l'economia della speculazione e del fare soldi senza creare lavoro nè benessere se non il proprio da speculatore con il denaro stesso è la regola, che nel 1964, in cui almeno in Francia Paese molto avanti rispetto all'Italia in troppe cose, già si iniziavano a distruggere le piccole attività commerciali di famiglia, a favore delle grosse corporazioni.

Che è esattamente il negozio di fucili, mulinelli, canne da pesca, fucili pregiati tenuto da De Funès tutto casa e bottega comunicanti.

Gettato sul lastrico dal viscido, opportunista consulente bancario Andrè Durand-Mareuil(anch'essa prospiciente alla casa negozio, De Funès può persino vedere l'insegna illuminata a intervallo da un semaforo nella notte, e della sua disfatta economica, dal letto matrimoniale in cui non riesce a dormire, e ovviamente rimugina, rimugina angosciato) di "investimenti spazzatura" si direbbe oggi, un sempre eccelso attore come Jean-Pierre Marielle(che ha una voce in originale tra le più alte di qualità e intensità, del cinema e teatro francesi), doppiato con la lisca per renderlo ancora più equivoco, De Funès/Victor Garnier(doppiato dalla leggenda Stefano Sibaldi), riuscirà a trovare un irresistibile e travolgente modo, per vendicarsi. Coinvolgendo l'intera famiglia e un finale all'insegna del cinismo e del sarcasmo, anche questo molto francese. 

Disponibile dall'originale bianco e nero, in una più recente e bisogna dire davvero ben fatta soprattutto negli esterni e per le automobili come la Dauphin rossa spider di Marielle, versione colorizzata al computer.

Il personaggio di Garnier è per De Funès realmente uno dei risultati più alti raggiunti con Jean Girault con il quale avrebbe avuto modo di collaborare in altri film, che avrebbero semplicemente doppiato, i secondi classificati agli incassi del botteghino francese.

Impossibile tenere conto di tutte le invenzioni espressive(basti la breve sequenza Senza battute ma solo fisiognomica, in chiesa al sermone del pastore), lessicali ben rese dal doppiaggio italiano("sa mi consiglia qualcosa? Vorrei fare una bella sorpresa a mio marito?"- "Si faccia trovare a letto con suo fratello e suo cognato!" E la caccia via dal negozio in preda alla sua nevrosi da bancarotta economica), e dialoghi strepitosi tutti sul filo della dissimulazione e del nascondere il vero motivo dell'attività di costruzione di un lungo pozzo "ma per orizzontale sa deve essere una sorpresa, è per il compleanno di mia moglie!" tra lo scantinato sotto al negozio, e la banca.

Fantastica l'apparizione di Jean Lefebvre come all'apparenza sempliciotto capocantiere, e il loro dialogo sulla costruzione dello stesso in un terreno friabile/compatto/argilloso, con abbondanza di termini edili tecnici tipo "vitelli" e "ciabatte", "sentine" all'insegna dell'incompresione e del gioco lessicale-demenziale.

Notare bene il casotto polveroso di legno("ah è proprio un bel posticino qui lo sa!" De Funès) del cantiere e dello stesso, con due bicchieri di Bordeaux già pronti, e la lunga baguette di traverso sul tavolo per pranzo. E già nel 1964 gli operai neri delle colonie nelle buche nell'asfalto, che bevono solo succo di soia e "starebbero sempre con le mani in tasca questi, se non ci fossi qua io!"

E c'è persino George Wilson come gendarme di ronda in bicicletta, desideroso di una promozione come ispettore, quindi tenace ma stupido, segugio sulle loro tracce.

 

John Nada

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