Regia di Franco Bernini vedi scheda film
Lo spessore psicologico di questo film risiede nella sua capacità di prolungare nel tempo, ben oltre il periodo del terrorismo stragista in Italia, il nodo alla gola di quegli anni, il senso di una cappa irrespirabile di provenienza ignota. Questo sopravvive, come un duraturo postumo traumatico, da un lato, nel lutto familiare, mai completamente elaborato, che ancora affligge la protagonista, e, dall'altro, nel rimorso mai sopito dell'ex agente dei servizi segreti, corresponsabile di uno degli attentati. Un film grigio e lento, che certo non potrebbe essere diverso, ma, a tratti, talmente disadorno e scarno da sembrare irreale (vedi la scena del tentato omicidio).
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