Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Questo Boiling point può essere considerato il secondo capitolo di una ideale trilogia iniziata con Violent Cop e che terminerà con Sonatine, ed è sicuramente il punto di apice della definizione dell'idea di cinema di Kitano. Il regista giapponese mette in mostra qualcosa di assolutamente originale, mai visto nè in Giappone nè in altri paesi in questo modo. Il suo cinema potrebbe essere considerato come un teorema del caos, tramite il quale è possibile convertire qualsiasi tipo di scena, anche la più normale, in un grottesco connubio di violenza e sopruso, alimentato dalla follia dei personaggi e dall'irrazionalità dilagante. Per citare Ghezzi, si potrebbe dire che Kitano attua una sorta di intellettualismo Godardiano rielaborato alla "beat takeshi", nel quale l'ineffabile rapporto di ingenuità e rifiuto dei canoni del regista francese è resa attraverso il sangue e i proiettili. Boiling point, il punto di ebollizione, è quell'istante nel quale tutto scoppia, il momento in cui il personaggio interpretato da Kitano appare sullo schermo e porta furia e violenza incontrollata. Un film per certi versi più riflessivo del precedente, più sistematico, più meditativo, nel quale la narrazione frammentaria è un chiaro modo che il regista usa per invitarci non tanto a seguire lo sviluppo della narrazione ma a soffermarci sull'irrazionalità sui personaggi, provandoli a comprendere in tutta la loro follia.
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