Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Secondo film di Kitano il quale abbandona la linearità di Violent Cop per destreggiarsi nel proprio film più sperimentale (e personale?), registicamente fa un lavoro di altissimo livello realizzando uno delle proprie opere migliori per la messa in scena facendo le prove generali per i capolavori successivi, inserendo un paio di idee che ripescherà negli anni a venire; si destreggia pure in un affascinante piano sequenza, il primo che vedo di Kitano, girato col grandangolo, punto cardine del film.
Kitano sembra sottolineare l'imprevidibilità e cripticità della realtà, partendo con toni leggeri facendo credere che parlerà della vita del problematico protagonista, spingendosi poi in zone sempre più oscure deviando varie volte il percorso della storia con scene disorientanti, stranianti, veramente geniali. Da ricordare anche il personaggio di Kitano, totalmente immorale e cinico, le emozioni non sembrano essere per lui, un assassino senza cuore, uno fra tanti degli Yakuza senza onore che popolano il film, il mito dell'antieroe "sbagliato ma giusto" non fa parte di questo mondo. Esiste solo la violenza, un attimo e sei fuori.
Imperfetto ma affascinante, non fra i migliori del regista ma non per questo da evitare, da solo vale la carriera di tantissimi altri registi che una simile eleganza e genialità se la sognano.
Voto: 8
Inesistente, ma il silenzio è sempre ben accetto. Bene così.
Già a questo suo secondo film sfoggia una regia sopraffina ed elegante, di una carica stilistica inimitabile.
Perfettamente in parte nel ruolo del protagonista, ottimo.
Solo per un quarto del tempo sullo schermo eppure capace di un magnetismo unico, quando è presente ruba la scena a tutti gli altri.
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