Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
Secondo film di Kitano, all’epoca regista ancora in erba e senza il bagaglio di esperienza che lo rese solo pochi anni dopo uno dei massimi autori nipponici contemporanei. La pellicola parte placida e un po' smarrita, descrivendo la bizzarra e tranquilla figura di un ragazzo addetto al lavaggio macchine, appassionato di baseball ma, nonostante l’impegno profuso, assolutamente negato quanto a capacita’ sul campo da gioco. Durante una normale giornata di lavoro il giovane, nonostante la costante arrendevolezza e fermezza di nerci, ha un alterco con uno spregiudicato boss malavitoso, a causa del quale si innesca a catena una faida di vendette e violente ritorsioni all’interno del clan, i cui componenti che non aspettavano altro che una miccia improvvisa che potesse accendere un conflitto in grado di capovolgere le gerarchie del comando.
A causa di cio’ il ragazzo fa conoscenza con un bizzarro killer (Kitano stesso, per una volta in un ruolo di contorno, pur se fondamentale al prosieguo della vicenda) che lo svezza a suo modo alla nuova vita da boss.
Discontinua e frammentaria appare ancora la regia di un Kitano all’epoca poco piu’ che apprendista, ma gia’ in grado di stupirci con scene madri di grande effetto tra sparatorie improvvise, scoppi di violenza, prepotenze ai danni dei soliti deboli ed indifesi e un sottile umorismo da comica che fa capolino qua e la’. E pure una tenera storia d’amore che nasce e coinvolge il giovane protagonista, contrapponendosi alla brutale sudditanza imposta dal killer Kitano alla sua giovane amante/vittima.
Una efficace ed altamente coreografica scena in un campo di strelizie, dove il killer dallo sguardo nel vuoto confeziona un bouquet micidiale di fiori e mitra da “riservare” all’attenzione dei suoi spregiudicati boss, e’ cio’ che rimane piu’ indelebilmente nella nostra memoria relativamente a questa bizzarra ed irrisolta opera seconda dell’ecclettico uomo di spettacolo Kitano.
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