Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film
VOTO 8+ ANTIEROICO Storia di sbirri, droga e vendette trasversali, niente di nuovo, ma dietro la macchina da presa c'è Kitano, quindi fuochi d'artificio. Per l'esordio Takeshi snocciola già tutti gli elementi che contraddistingueranno la sua poetica negli anni a venire: gusto astratto per l'iper-violenza, accettazione disincantata della morte, umorismo beffardo, nichilismo sì rassegnato ma quanto meno divertito. Kitano è questo, ed è unico, anarchico, incontrollabile: puro. Ma non è solo stile scintillante ma è proprio la sua grande visione del mondo, la sua filosofia a renderlo rispettabile ed assolutamente necessario. Nello sguardo finale del protagonista che uccide la sorella c'è una quantità così forte di emozioni da lasciar senza fiato. La normale grammatica cinematografica non riesce a reggere tale originalità di contenuti, così viene deliberatamente scardinata a favore della superba sintesi artistica del regista. Pieno zeppo di sequenze indimenticabili (la sparatoria finale è da imparare a memoria) pecca di ingenuità narrative solo alla fine con l'amico poliziotto che si fa corrompere ma per il resto il film è perfetto. Di una furia espressiva rara e capace di regalare al cinema un personaggio eterno, come l'ispettore interpretato dallo stesso Kitano, disilluso, cinico, divertito, tassativamente antieroico.
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