Regia di Maurizio Ponzi vedi scheda film
Feccia. E pensare che Ponzi, pur non essendo un fenomeno, è un regista quasi dignitoso che ha saputo anche dirigere un paio dei primi film di Nuti (Madonna che silenzio c'è stasera e Io, Chiara e lo Scuro), ma anche fare danni del tipo Anche i commericialisti hanno un'anima o Noi uomini duri. Qui si partiva con le peggiori aspettative, che infatti sono state puntualmente concretizzate: una storia dei fratelli Vanzina di una banalità sconcertante, tracimante di luoghi comuni, con un cast che a definire angosciante è ancora poco. Solfrizzi è il migliore ed è tutto un dire. Bucci, in tanto sfacelo, ce lo si preferisce scordare: meglio fare finta che non abbia mai preso parte a qualcosa di simile. Un film paratelevisivo, che prende a piene mani dal mondo del piccolo schermo: Fabio Canino (Macao con Boncompagni e futuro conduttore di Cronache marziane), la Ventura, aggraziata come un trans ubriaco, proveniente da Mai dire gol, e l'ex Striscia la notizia Solfrizzi. Indecoroso sottoprodottino, escremento della malata commedia italiana di quegli anni. 2,5/10.
Un cameriere di una bettola barese ed un nobiluomo toscano risultano fratelli proprio all'apertura di un testamento. Fra i due si intrufola però una falsa contessa; la sorpresa finale è però che non c'è alcuna eredità miliardaria.
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