Regia di Stanley Tucci, Campbell Scott vedi scheda film
Come è difficile fare apprezzare la buona cucina italiana a chi è abituato a mangiare hamburger!!! La prima sequenza del film è forse la più bella e autentica: due clienti piuttosto tediosi si lamentano del piatto loro servito e pretendono oltre al riso ai frutti di mare (frutti di cui peraltro si lamentano di non vedere traccia), anche un contorno di pasta. Amido e carboidrati: inconcepibile per un buongustaio!! Ed infatti il cuoco Primo si irrita profondamente, vorrebbe cacciare i due, ma poi si accorge che sono gli unici clienti della serata e forse è meglio lasciare perdere e accontentarli. Come insegnerà poi a Secondo, fratello di Primo, Pascal, il titolare del locale di fronte al loro, sempre affollatissimo, bisogna dare alla gente quello che vuole, senza pretendere di fare loro apprezzare ciò che è veramente buono e saporito. Le persone, dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro, non devono sforzarsi di capire che cosa c'è nel loro piatto: se vogliono una bistecca, gli sia dia la bistecca!!! Solo quando ci si è fatti un certo nome e soprattutto una consistente clientela si potrà cercare di diversificare i propri prodotti, andando incontro a gusti più sofisticati e ricercati. Una lezione di vita necessaria e indispensabile per i due fratelli, emigrati dall'Italia, forse troppo ingenui e sprovveduti, sommersi dai debiti, (la banca non ha più intenzione di dilazionare i pagamenti), incapaci di far rendere il ristorante da loro appena aperto nel New Jersey, i cui affari sono decisamente...magri. La possibilità di un rilancio viene dall'opportunità di organizzare una cena di gala in onore di Louis Prima, celebre musicista ed intrattenitore italo-americano. I due fratelli si impegnano al massimo perché tutto riesca al meglio, ma soprattutto perché la serata, che avrà il suo apice in un formidabile ed appetitoso timballo, si trasformi in un'autentica Big Night. Del resto, come dice Primo, chi mangia bene è più vicino a Dio, o meglio la cognizione di Dio è il pane degli angeli. Commedia dolceamara, quasi malinconica nel finale sospeso, dominata dall'interpretazione di uno strepitoso Tony Shaoulub, grande caratterista, qui perfetto nei panni di Primo, a tratti divertente, soprattutto grazie a un ispirato Ian Holm, il mafiosetto titolare del locale di fronte, al quale si devono perle di saggezza e battute spiritose. Peccato che il ritmo sia spesso troppo lento e faticoso, specie nella parte centrale, la storia alla lunga diventi ripetitiva e monotona, certe parentesi e personaggi sono a volte superflui o dispersivi (per esempio la relazione tra Stanley Tucci e Isabella Rossellini, ma anche quella tra Tucci e Minnie Driver, risolta in modo troppo telenovelistico, il personaggio di Campbell Scott nei panni di un venditore di auto), altre volte eccessivi e sopra le righe (la discussione tra i due fratelli sulla spiaggia, la recitazione di Stanley Tucci), mentre alcune storie sono solo suggerite (sarebbe stato bello sviluppare il tenero rapporto tra Primo e la fioraia Anna, fatto di timidezze e di semplicità, e la visita di Primo, impacciato e agitato, al negozio di Anna è uno dei momenti più riusciti del film), l'ironia e l'ispirazione dei primi quindici minuti si perdono piuttosto in fretta, la regia non ha guizzi e risulta piuttosto anonima e scolastica, incapace di evitare certi stereotipi sugli italiani, ma soprattutto di gestire numerosi personaggi e storie come avrebbe fatto invece il buon Robert Altman, non a caso ringraziato nei titoli di coda, insieme, tra gli altri, a Steve Buscemi. Premiato per la sceneggiatura (di Stanley Tucci e Joseph Stropiano) al Sundance Film Festival, codiretto da Tucci e Campbell Scott, prodotto da Oliver Platt che poi sarebbe stato protagonista del secondo film di Tucci "Gli imbroglioni".
Voto: 5 e mezzo
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