Regia di Steven Soderbergh vedi scheda film
Sawyer Valentini è una giovane donna in carriera, dal carattere spigoloso e deciso. Da un dialogo telefonico con la madre durante una frettolosa pausa pranzo in un parco, si deduce che Sawyer si è trasferita da poco in una grande città a molti km dalla sua famiglia e dai suoi affetti. Sawyer si preoccupa di tranquillizzare la madre sulle sue decisioni: è felice, il lavoro è gratificante e stimolante e si sta facendo nuove amicizie.
La scena successiva ci mostra Sawyer che si prepara per un appuntamento con un ragazzo conosciuto in una chat per incontri. La ragazza mette subito le cose in chiaro: quella notte faranno sesso, però lui non la dovrà più cercare. Peccato che dopo i primi approcci Sawyer scappi nel bagno in piena crisi isterica. È chiaro che la protagonista ha dei problemi comportamentali (mentali pare eccessivo), ne abbiamo la conferma nel momento in cui la vediamo entrare in una clinica specializzata proprio per disturbi di quel genere. Sawyer cerca aiuto in una psicoterapeuta alla quale confida di essere venuta via dalla sua città (Boston) per sfuggire da uno Stalker che la perseguita da 2 anni e che le ha reso la vita un inferno. Sawyer confessa che ha avuto pensieri suicidi a riguardo, proprio per sfuggire alla situazione, ma che ora (a molti km di distanza dal suo persecutore) si sente pronta a ricominciare una nuova vita e prende appuntamento con la dottoressa per un altro incontro.
Inizia un nuovo inaspettato calvario . Sawyer ha firmato superficialmente dei fogli che danno il consenso per un ricovero di 24 ore nella clinica. La ragazza si trova catapultata in una sorta di girone dantesco fatto di camici, medicine e lacci di contenimento . A nulla valgono le buone maniere , avvertire la polizia, la clinica è avvezza a praticare simili ricoveri per usufruire delle ottime assicurazioni sanitarie fino almeno ai 7 giorni consentiti dalla prassi ospedaliera. Ma l'incubo di Sawyer si trasforma in vero terrore nel momento in cui scopre che tra gli infermieri della notte si cela sotto falso nome il suo stalker.
A nulla servirà avvisare la madre di ciò che sta accadendo, nemmeno l'aiuto di uno dei ricoverati potrà salvarla da quello che il famigerato stalker innamorato ha in serbo per lei. La forza della disperazione e l'astuzia maturata nei tanti mesi passati a vivere nel terrore le permetteranno di liberarsi definitivamente dalla clinica e dallo stalker.
Film che si propone di fare una denuncia sociale su alcune pratiche poco ortodosse (per non dire poco pulite) su ricoveri truffaldini ai danni di persone che diventano malgrado loro dei pazienti fino a quando la loro assicurazione è disposta al pagamento della degenza. La presenza dello stalker sembra quasi più un pretesto per giustificare il carattere diffidente e gli atteggiamenti distaccati di Sawyer, tali da indurre anche lo spettatore a dubitare della sua stabilità mentale per quasi metà film. La struttura portante della sceneggiatura gioca molto infatti sull'instaurare il dubbio su ciò che sta accadendo realmente e su ciò che può esistere solo nella mente disturbata di Sawyer.
Sawyer di sicuro non è una vittima inerme, alcuni flashback ci mostrano come abbia cercato di tutelarsi dal suo stalker: bloccandolo sui social e sul telefono, prendendo misure di precauzioni per i suoi spostamenti, con denuncie alla polizia. Tutto inutile, lo stalker si materializza nei posti più impensati, conosce ogni cosa di lei, prevede ciò che dovrà fare. In Sawyer vede e sogna una vita di coppia che mai potrà essere, soprattutto dopo le morti che si è lasciato alle spalle. In tutto questo l'ospedale diventa complice del pazzo omicida, la struttura che dovrebbe curare i disturbi comportamentali, paradossalmente li alimenta, proteggendo chi è insano e imprigionando chi non lo è del tutto (unsane per l'appunto).
Steven Soderbergh gira tutto il film con un I Phone 7, utilizzando un mezzo &povero& e alla portata di tutti,sì intrufola meglio nella vita della protagonista, diventando lui stesso una sorta di stalker.
Il film presenta delle forzature narrative che non mi hanno del tutto convinta: come fa (ad esempio) lo stalker a farsi assumere nel giro di un solo giorno dalla clinica dove è stata ricoverata a sua insaputa Sawyer? Oppure: possibile che nessuno si chieda che fine facciano persone e pazienti? Il tutto viene risolto in maniera sbrigativa sul finale. Credere a certi compromessi narrativi è un prezzo che si può comunque tranquillamente pagare a favore di un buon thriller a tinte horror con intenti politici e sociali.
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