Regia di Anthony Minghella vedi scheda film
Sopravvalutato ok, ma brutto direi proprio di no. "Il paziente inglese" è un melodramma all'antica che insegue un caso di amour fou quasi alla "Jules e Jim" e lo inserisce in uno schema epico e magniloquente alla "Lawrence d'Arabia". È un film girato come una produzione indipendente ad alto budget, con fonte letteraria illustre quale il romanzo di Michael Ondaatje che i critici hanno generalmente segnalato come superiore al film (anche se in America la pellicola, oltre a fare incetta di Oscar, è stata accolta con entusiasmo anche dalla critica, mentre quella europea è stata più riservata). Minghella non aveva il genio di David Lean e il film soffre di alcuni squilibri e prolissita' nell'intricata struttura a flashback, ma non si può negargli una capacità di rendere in termini visivi la maestosità del deserto, così come anche nelle scene in Italia è stato fatto un accurato lavoro di selezione e valorizzazione delle location. La sceneggiatura a tratti barcolla, ma purtroppo è difficile confrontarsi con romanzi acclamati senza ridurne lo spessore e la densità letteraria: alcuni sostengono che la durata risulta eccessiva, altri che si semplifica troppo la linea della narrazione, pur frastagliata. Ma l'emozione di alcune scene, come quella della Binoche e della guida indiana che osservano estasiati i dipinti di Giotto, oppure le scene di addio fra Fiennes e Scott Thomas nella grotta, compensano altri tipi di difetti, e non direi comunque che il film sia un kolossal senza anima, ne' che Minghella sia incapace di osare. L'apparato produttivo riduce forse le ambizioni espressive del regista, ma secondo me non compromette un coinvolgimento emotivo genuino. Certo agli Oscar un film così non poteva davvero battere un capolavoro come "Fargo" dei Coen, ma almeno alcuni dei premi tecnici furono ben dati, così come quello a un'intensa Juliette Binoche come miglior attrice non protagonista. Nel cast ottima anche Kristin Scott Thomas, mentre il pur bravo Ralph Fiennes è una spanna al di sotto delle sue colleghe e Willem Dafoe non ha particolari occasioni per brillare in un ruolo di ordinaria amministrazione; brevissima e decorativa la partecipazione del nostro Nino Castelnuovo. Un polpettone per alcuni, ma pur sempre un prodotto di buona levatura, promosso con qualche riserva.
Voto 7/10
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