Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Non si tratta di un'inchiesta giornalistica: i dati di fatto (gli attentati, le bombe, il rapimento Moro) sono letteralmente spiattellati sullo schermo con la crudezza di un telegiornale, senza alcun commento, fra un'intervista e l'altra; Sogni infranti è piuttosto un piccolo diario, una breve riflessione sulla realtà del terrorismo in Italia negli anni '70, condotta su quadruplice via con quattro personaggi che hanno vissuto da una prospettiva 'privilegiata' quella cupa stagione della storia nazionale. E, quasi a voler stabilire una sorta di bizzarra 'par condicio', Bellocchio decide nel suo interessante mediometraggio di lasciare raccontare due soggetti per parte: due per lo Stato (politici, entrambi di sinistra) e due brigatisti. Ma, attenzione, qui arriva il bello: perchè si tratta di un poker di personaggi assolutamente atipici per i loro ruoli; abbiamo due comunisti dai percorsi politici contorti (Foa, elettore senatore del Pci come indipendente, e Brandirali, che dalle file dei marxisti-leninisti qui si era già spostato alla Dc, e che avrà un destino perfino peggiore: precipiterà nel vortice di Forza Italia) e due brigatisti 'intellettuali', uno psichiatra (Gidoni) ed un professore (Fenzi). Bellocchio lascia parlare a ruota libera, intervenendo di tanto in tanto, quando necessario; fra pentimenti più o meno sinceri (Gidoni che rileva che il brigatismo non avesse proposte concrete, ma perlomeno si nutriva di ideali forti e sinceri; ma anche Brandirali che racconta il crollo dei valori della sinistra a metà dei '70) si ricompone così un quadro forse oggi (nel 1995) visto con serenità, ma certo denso di problematiche irrisolte e dalle mille ombre minacciose. 6/10.
Interviste sul terrorismo condotte dal regista con quattro 'teste pensanti' che hanno vissuto da vicino le battaglie degli anni '70 nell'Italia delle Br: i due ex brigatisti Fenzi e Gidoni e due politici di sinistra, Brandirali e Foa.
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