Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Dario è uno psicologo in ospedale, annoiato dalla routine. A interromperla arriva un ex compagno di scuola, incontrato per caso in un bar, che muore davanti ai suoi occhi d'infarto. Dario cerca di raccapezzarsi fra la moglie del morto (il suo primo amore di gioventù), la di lui giovane amante e, naturalmente, la sua - di Dario - fidanzata.
Strana la vita ha quel che di fellinismo (non tanto di felliniano) che ricorda le più o meno coeve pellicole dirette da Roberto Benigni; una storia surreale e dolceamara, puntellata da personaggi normali-ma-non-troppo e con un finale aperto, apertissimo, spalancato a qualsiasi evenienza e/o interpretazione (un non finale, insomma; in questo, Benigni c'entra poco: lui predilige il lieto fine classico). Fellinismo, cioè ricerca dell'effetto felliniano: da un certo punto di vista meglio che puramente felliniano, cioè scopiazzato, palesemente sulla falsariga del Maestro riminese; a questo punto non sembrerà una coincidenza il fatto che nel cast tecnico compaiano il montatore (Nino Baragli) e l'autore della colonna sonora (Nicola Piovani) di Intervista, che Fellini girava in quello stesso 1987. Per Bertolucci, documentari e lavori televisivi a parte, questo è il quarto film; già si percepisce appieno l'interesse preferenziale del regista per l'universo femminile, quantitativamente e qualitativamente (a livello di scrittura) meglio rappresentato: nel cast, fra gli altri, si segnalano Diego Abatantuono, Amanda Sandrelli, Monica Guerritore, Domiziana Giordano, Felice Andreasi, Lina Sastri, Chiara Moretti, Antonio Petrocelli e - accreditato nei titoli di testa come Carlo Bisio - Claudio Bisio. Sceneggiatura di Giuseppe Bertolucci e di Giovanni Pascutto, autore del romanzo omonimo da cui è stato tratto il soggetto. 4/10.
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