Regia di Giuseppe Bertolucci vedi scheda film
Dario passa le sue giornate lavorando con poca convinzione come psicologo in una struttura pubblica; spesso raggiunge Nora, sorta di eterna fidanzata che da tempo attende invano una richiesta di matrimonio. Un giorno, per caso, incontra Mario, ex-compagno di scuola il quale anni addietro gli soffiò la fidanzata, Anna, poi sposandola. Non fu un matrimonio felice; Mario lo ammette, dichiarando di tradire la moglie con la giovanissima Ester. Subito dopo, nel corso di una crisi di nervi, Mario è colpito da un infarto e muore. Dario riallaccia i rapporti con Anna e si presenta, al posto di Mario, ad un appuntamento con Ester, scoprendo che il conoscente si era finto ... lui. A complicare ulteriormente questa fase della sua vita è Silvia, una sua paziente dalla doppia personalità che tenta di sedurlo. Ed anche alla ancor piacente madre di Anna, non è indifferente. Come ne uscirà lo psicologo ? Giuseppe Bertolucci dirige un discreto dramma, dalle tinte surreali, al cui centro è il personaggio di Dario. Il protagonista, disilluso, amaramente autoironico, ad inizio narrazione, è descritto come rassegnato ad una scialba routine alla quale non riesce a sottrarsi. Affronta le sue giornate di lavoro privo di quell'attenzione che il ruolo di medico ed il contatto con persone affette da disagio psichico - le quali, al contrario, maturano sentimenti per lui - gl'impone; non vive, ma si "lascia vivere", nel suo rapporto con Nora, stretta tra l'insoddisfazione di una relazione senza sbocchi e le pressioni materne per il matrimonio. L'incontro con Mario, uomo sfortunato, lunatico, ma coraggioso, sembra scuoterlo dal suo torpore esistenziale. Ecco che una pletora di occasioni gli si presenta; alcune cercate, altre casuali. Donne bisognose, problematiche, ognuna con una necessità diversa lo cercano senza sapere l'una dell'altra; riconoscono in quell'uomo una profondità di pensiero, connotati positivi, un'ancora di salvezza. Ma è veramente così ? Possiamo immaginare la risposta dall'epilogo, ed è ... probabilmente si. Ma, a tali connotati, non corrisponde una volontà positiva. Dario è un personaggio scialbo, ignavo; si sente non in grado di assumersi la responsabilità di una scelta definitiva. E' di molto indietro rispetto quel Mario che, nel bene e nel male, ha vissuto più intensamente di lui. Rendendosi conto della propria condizione, Dario decide di rinunciare ad ognuna di quelle donne, tradendo le loro aspettative ma, forse, preservandole da una convivenza grigia e priva di ulteriori prospettive; il non scegliere è, dunque, una scelta, forse l'unica, coraggiosa e sensata, presa in una vita trascorsa lasciandosi trasportare dagli eventi; comunque, non in grado di assolverlo per tutto ciò. Dario è interpretato da Diego Abatantuono. Il suo personaggio è sempre compassato, discreto, freddo; tiene le distanze e non cede mai all'irrazionalità; la sua amara ironia è fortemente critica verso sè stesso e l'ambiente circostante. Tale umorismo, nel suo essere surreale, ricorda, a tratti, l'espressività di Renato Pozzetto. Tra i comprimari, spiccano le attrici nei ruoli delle "donne di Dario", Monica Guerritore è la passionale Anna, Lina Sastri è l'eterea Nora, Amanda Sandrelli è l'adolescente di provincia Ester, consapevole della propria gioventù in rapporto agli eventi, civettuola eppure estremamente vulnerabile; Domiziana Giordano è la schizofrenica Silvia, Maria Monti la matura - e patetica - madre di Anna. Mario, sorta di alter-ego di Dario è interpretato da Massimo Venturiello. Fa una breve apparizione l'allora giovane Claudio Bisio. Il film procede con andamento pacato, su toni altalenanti; in bilico tra la farsa - di fatto, la vita di Dario lo è - ed il dramma, racconta, quasi collocandolo in un luogo indefinito (il film è girato a Roma, alcuni luoghi sono ben riconoscibili, ma la città non è citata) di un vuoto esistenziale impossibile da colmare, legandolo al dilagare dell'ignavia in un contesto di diffuso benessere materiale.
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