Regia di Deon Taylor vedi scheda film
Un lavoro indeciso tra film denuncia (quindi serio) e puro divertissement. Talmente prevedibile e risaputo da non riuscire a soddisfare alcun tipo di pubblico. Titolo pretenzioso e moralista, indebolito dal contrasto tra il soggetto e la patetica autocensura, imposta da un regista convenzionale e privo di stile.
Sacramento, California. La giornalista Brea (Paula Patton) viene malamente liquidata dal capo redattore della testata per cui scrive. Il giorno del suo compleanno il compagno John (Omar Epps) la conduce a passare qualche giorno in un isolato posto tra le montagne della California. Prima di raggiungere una lussuosa villa collocata in una panoramica posizione, in mezzo al nulla, la coppia viene infastidita, in un'area di servizio, da alcuni volgari motociclisti. Ma il peggio arriva quando, giunti a destinazione, Brea e John si trovano a condividere il magico luogo con una coppia di amici. Qui la ragazza rinviene un telefono lasciato nella borsetta da una stravagante ragazza, incrociata nei servizi durante la sosta all'autogrill. La galleria fotografica presenta un "catalogo" di donne... picchiate a sangue.
"È stimato un traffico di 1,9 milioni di donne negli USA. Nel mondo, 21 milioni di vittime generano ogni anno un profitto illegale di 150 miliardi di dollari." (Triste statistica resa nota sui titoli di coda)
Il regista Deon Taylor gioca in casa, girando a Sacramento (California) una sua stessa sceneggiatura ispirata (stando ai titoli di apertura) a un fatto di cronaca. Le intenzioni sarebbero quelle di realizzare un thriller sulla falsariga del classico Un tranquillo week end di paura, allargando il campo d'azione al traffico di ragazze, gestito da una organizzazione criminale sotto copertura del locale sceriffo (tra l'altro femmina). Ogni intenzione di approfondimento o di seria riflessione sul tragico argomento dei rapimenti destinati ad alimentare lo squallido circuito del "traffico umano" svanisce nel nulla. Pertanto il tema della morbosità, con cui nella realtà i media e i giornalisti si gettano sui fatti di cronaca più violenti, lascia il posto ad un innocuo lavoro che presenta qualche (rarissimo) momento di interesse nella fase iniziale con l'inseguimento del motociclista all'auto in corsa della coppia protagonista, e durante l'assedio in casa di uno sfortunato vicino. Paula Patton si dimostra attrice coriacea -oltreché bella- e adatta al ruolo ma il film non aggiunge nulla di nuovo al genere, finendo anzi per procedere -anche a causa di una forte autocensura che impone di non mettere in scena nudo e violenza- con il pilota automatico, ovvero nel più prevedibile sviluppo, decisamente piatto anche per il format televisivo. Il finale, ovviamente dato il tenore del racconto, buonista contribuisce ancor più a rendere pressoché inutile questo Traffik. Molto meglio, sullo stesso identico soggetto, il più esplicito e vivace Shuttle - L'ultima corsa verso l'oscurità, film diretto nel 2008 da un regista, Edward Anderson, che non si prende affatto sul serio ma sa manovrare molto bene i meccanismi della tensione.
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