Regia di Walter Veltroni vedi scheda film
La storia di Sami Modiano, ebreo deportato a Birkenau appena quattordicenne, nel 1944, uno fra i pochissimi sopravvissuti ai campi di concentramento dei tedeschi.
Questo mediometraggio (poco più di 40 minuti di durata) è sostanzialmente una lunga intervista a Sami Modiano, una delle pochissime persone che possono raccontare di essere sopravvissute al campo di concentramento di Birkenau. I tedeschi lo catturarono quattordicenne, nell’estate del 1944, e in pochi mesi lo ridussero a una larva umana. Il senso di disperazione e di totale demoralizzazione – perdita di qualsiasi morale, di qualsiasi fede, di qualsiasi speranza – traspare ripetutamente dalle espressioni di Modiano, che come è naturale si commuove più volte durante il suo stesso racconto. A parte qualche carrellata su Auschwitz nei secondi iniziali (i crediti a Saverio Costanzo e al suo Auschwitz 2006 sui titoli di coda lasciano qualche dubbio sulla paternità di tali immagini), Walter Veltroni non sposta quasi mai la macchina da presa dal primo piano del protagonista e indugia forse un po’ troppo su di esso: probabilmente tutto ciò accade per un insieme di fattori che pescano dall’inesperienza del regista così come dalla sua ferma volontà di dare qualcosa di sensazionale in pasto al pubblico. In pratica si ripete la formula dei precedenti film di Veltroni, giunto con Tutto davanti a questi occhi alla sua opera terza; a ogni modo questo è un lavoro necessario, la cui visione è comunque indispensabile, al netto delle citate perplessità. Perché le parole di Modiano sono un inno alla fratellanza e all’umanità, oltre che un ammonimento contro qualsiasi deriva estremista. Il tocco del regista si nota anche nella sequenza di chiusura, una serie di ritratti di visitatori, per lo più giovanissimi, ad Auschwitz. 6/10.
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