Regia di Nuri Bilge Ceylan vedi scheda film
L’albero dei frutti selvatici, film diretto da Nuri Bilge Ceylan ci racconta la storia di Sinan/Dogu Demirkol, studente appassionato di letteratura, che desidera diventare uno scrittore. Fa ritorno nel suo villaggio natio e comincia ad impegnarsi con impegno a raccogliere i fondi di cui ha bisogno, per poter pubblicare il suo primo libro, purtroppo dovrà far fronte ai debiti ed alle difficoltà economiche del padre, che inevitabilmente lo raggiungono e sono per lui un freno alle sue ambizione e legittime aspirazioni. Nuri Bilge Ceylan è un regista di culto, con i suoi fan intellettuali e cinefili, molto affezionati al suo lavoro. Questo film in verità è splendido e forse il meno criptico ed accessibile a tutti, anche perché oltre ad essere narrato in modo fluido, ha delle riprese incredibilmente belle, simili a quelle di Terrence Malick. Uno sguardo visivamente molto elegante sulla Turchia della periferia, non la solita su Istanbul, città notoriamente da cartolina e simbolo del turismo turco. Gli abitanti di questi paesi, guardano alla grande città da lontano, pur essendo legati alla propria terra ed alle origini, desiderano viaggiare, non contentandosi del proprio ambiente rurale, principalmente i giovani, legati a tradizioni e genitori, ma vogliosi di ambire ad una vita più interessante. La Turchia è un paese in bilico tra tradizione e modernità, la natura incredibilmente bella, che però a volte si fa beffa degli uomini e delle sue fragilità recondite. Una Turchia, quella filmata dal regista che non riesce ad unire cultura, tradizioni arcaiche che si tramandano e modernità. Film di 181 minuti, però non tedia, non annoia, impegnativo, ma scorrevole e piacevole come visione, con delle riprese maestose per bellezza dei luoghi, come quadri ad olio dipinti in modo sublime da Nuri Bilge Ceylan.
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