Regia di Quentin Dupieux vedi scheda film
Un commissario di polizia interroga nel suo ufficio il testimone (e principale indiziato) di un omicidio quantomeno strano. All’interrogatorio assiste anche un altro poliziotto, privo di un occhio, che presto però scompare di scena.
Si è fatto attendere quattro lunghi anni, il ritorno di Quentin Dupieux, regista immaginifico quanto prolifico – sette pellicole nei precedenti 12 anni, da Nonfilm (2002) a Realitè (2014); si è fatto attendere, ma ne è valsa decisamente la pena. Au poste!, sul mercato internazionale Keep an eye out (titolo forse anche maggiormente azzeccato), è un concentrato di Dupieux-ismi all’ennesima potenza: nonsense, circostanze improbabili, storie oltre l’assurdo fra realtà, proiezione, ricordo e fantasia, che si intrecciano lasciando attonito lo spettatore, con un finale-non finale che lascia col fiato sospeso e una vasta serie di domande. Inutile, seriamente inutile porsi troppi interrogativi: il pre-finale a teatro, per esempio, potrebbe benissimo rappresentare la quotidiana farsa che viviamo sui social, dove anche le questioni più importanti, mescolate sbadatamente con le piccole cose di tutti i giorni e lo spirito di protagonismo degli utenti, finiscono per perdere il loro giusto peso; oppure, molto più semplicemente, è solo un altro poderoso colpo di scena del regista, sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia francese. Se quattro ruoli ‘tecnici’ sembrano tanti, si consideri che almeno stavolta Dupieux – con il suo nome d’arte Mr. Oizo – non si è occupato della colonna sonora. Eccellente il cast, che sfodera una manciata di caratteristi con le facce giuste: Gregoire Ludig, Benoit Poelvoorde, Marc Fraize, Anais Demoustier sono i principali interpreti. Nei suoi 73 minuti complessivi di durata, Au poste! è un lavoro ben ritmato e decisamente godibile, con qualche battuta memorabile e un bel po’ di trovate assolutamente originali. 7,5/10.
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