Regia di Herbert Wise (Luciano Ricci) vedi scheda film
Una compagnia di cinque saltimbanchi viene assoldata da un misterioso conte per esibirsi nel suo lugubre maniero. Uno alla volta gli artisti vengono eliminati.
Nella breve – morì purtroppo a neppure 45 anni – carriera di Luciano Ricci, ricordato più che altro per il buon contributo al genere peplum, c’è stato spazio anche per un horror gotico come questo Il castello dei morti vivi. Un lavoro estremamente povero nel budget, ma ricco di idee, per quanto messe in scena in maniera un po’ arruffata, confusionaria; una sceneggiatura di Warren Kiefer riadattata da Fede Arnaud dà vita a questo turbine di personaggi mostruosi inseriti in una spirale di situazioni macabre, nella quale prevalgono però luoghi comuni e trovate a effetto davvero poco originali. Streghe, nani e castelli maledetti; esperimenti mortiferi e passioni necrofile: ne Il castello dei morti vivi c’è tutto quel che ci si potrebbe aspettare e sicuramente anche molto altro, ma l’estetica fieramente poveristica finisce molto presto per ridurre l’appeal dell’opera. Va comunque rilevato il buon cast a disposizione del regista, che fa qui esordire nel nostro cinema un ancora sconosciuto Donald Sutherland e lo affianca con nomi del calibro di Christopher Lee, Luciano Pigozzi, Philippe Leroy e Gaia Germani, con particine riservate anche a Renato Terra ed Ennio Antonelli. La suspence rimane sempre a livelli modesti, ma nulla è tirato via; bello il bianco e nero – doveroso – nella fotografia di Aldo Tonti. 3,5/10.
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