Trama
Kitty, la ragazza immaginaria a cui Anna Frank ha scritto il suo famoso diario, prende vita nella casa di Anna Frank ad Amsterdam. I suoi ricordi, risvegliati dalla lettura del diario, la portano a credere che Anna sia ancora viva e da qualche parte. Viaggiando in lungo e in largo per l'Europa, Kitty tornerà spesso ai tempi in cui Anna scriveva il diario.
Curiosità
INTERVISTA AL REGISTA
Anna Frank è un film sulla Shoah. Perché ha scelto l'animazione?
Per raggiungere il pubblico più giovane: è il motivo per cui sono stato contattato otto anni fa dalla Fondazione Anna Frank. Stavano cercando una chiave nuova per parlare della Shoah e abbiamo avuto l'idea di dare vita a Kitty, rendendola protagonista del film, la narratrice. Si tratta di due espedienti utili a stabilire un collegamento tra il passato e il presente e ad aggrapparsi agli ultimi sette atroci mesi di vita di Anna Frank.
Come si inserisce tale nuova chiave nel film?
Come ho detto, la nostra idea più innovativa consisteva nel rendere Kitty, l'amica immaginaria di Anna, una persona reale. È lei - e non Anna Frank - la protagonista del film. Kitty vuole scoprire cosa è successo ad Anna alla fine della guerra, in che condizioni è morta e che cosa ne è stato di lei. Lungo la sua ricerca, scopre anche la situazione che l'Europa deve affrontare oggi, un'Europa verso cui convergono numerosi migranti da tutto il mondo, in fuga dalle zone di guerra.
Kitty è sempre esistita ma solo nelle pagine del Diario di Anna Frank. Come ha fatto a creare un personaggio del tutto nuovo pur rimanendo fedele all'idea che ne aveva restituito Anna?
Anna Frank ci ha lasciato molti dettagli su Kitty, sulla sua identità, sul suo fisico e sulla sua personalità. E ovviamente tutte le sue interazioni con lei. Io sono andato un po' più in là e ho fatto di Kitty l'alter ego di Anna. In questo modo, le ho attribuito una natura estroversa, ne ho fatto una combattente e l'ho resa libera dalla tutela dei genitori, che inevitabilmente le porrebbero dei limiti, proprio come Anna. Kitty non ha nessuno intorno che possa criticarla o rimproverarla. È quindi libera di fare tutto ciò che Anna ha sempre voluto fare nelle sue fantasie. Ecco come si deve pensare a Kitty. Altrimenti, Anna che l'avrebbe inventata a fare?
Nel suo film, Kitty diventa un'attivista dei giorni nostri e lotta per le associazioni che difendono i migranti. Secondo il suo punto di vista, può essere il simbolo di tutti quei nuovi movimenti politici giovanili che combattono per la difesa del clima e dei diritti umani?
Kitty è a tutti gli effetti una ragazza di oggi. In origine, era l'amica immaginaria di Anna. Nel film, invece, è una sorta di ponte tra passato e presente. Avventurandosi nel mondo, incontra i giovani come lei che sono in pericolo per la prima volta nella loro vita perché fuggono da zone di guerra. Ciò le ricorda inevitabilmente Anna e il fatto che non fu così fortunata quando visse nascosta seppur per un breve periodo di tempo. È in seguito a tali incontri che diventa un'attivista e probabilmente perché si innamora di un attivista. Allo stesso tempo, prende coscienza della sua capacità nel promuovere un'associazione per i diritti dei bambini. E la sua incursione nel nostro mondo non fa che rafforzare le sue capacità.
Kitty porta lo spettatore a confrontarsi con la Shoah. Ci sono scene che le hanno dato particolari problemi? Come le ha affrontate?
La scena in cui la famiglia di Anna Frank arriva ad Auschwitz è stata la più difficile del film. Come mostrare un momento così delicato e peculiare della storia ai bambini di 10 o 11 anni? L'animazione ci offre più possibilità ma era necessario fare una scelta saggia. Alla fine, ho trovato diversi parallelismi tra i campi di sterminio dei nazisti e gli Inferi della mitologia greca. Anna Frank era appassionata di mitologia greca. I nazisti avevano treni e mezzi di trasporto, selezionavano le loro vittime e avevano creato campi di sterminio. Nella mitologia che Anna Frank amava, non c'erano treni ma barche e i personaggi non circolavano sulla terraferma ma sui fiumi. Anche Ade, il dio degli Inferi, faceva delle selezioni... e aveva i cani, proprio come i cani che i nazisti mettevano vicino ai binari della ferrovia che portavano ai campi. Mi sono detto che con immagini evocanti questi eventi - e ispirate dalla mitologia greca - unite a commenti relativi alla deportazione della famiglia di Anna Frank avremmo potuto sensibilizzare il pubblico più giovane. Allo stesso tempo, la scena non avrebbe dovuto essere troppo stilizzata e maldestra.
E si è posto dei limiti nella rappresentazione della Shoah?
Prima di tutto, non volevo mostrare la morte di Anna e di Margot in maniera realista, come hanno tentato di fare alcuni film sulla Shoah. Che si tratti di animazione o live action, nessuna forma cinematografica non può riprodurre accuratamente gli eventi. Credo che nessuno di noi possa capire cosa è davvero successo: immaginarlo con precisione è semplicemente impossibile. Io stesso sono cresciuto in una famiglia di sopravvissuti all'Olocausto e ho sentito i racconti più atroci che un bambino possa mai sentire. Tuttavia, il nostro cervello non è in grado di illustrare tali eventi con immagini dettagliate: è una rappresentazione che va al di là di ogni nostra immaginazione. Ho scelto dunque l'allegoria per evocare gli eventi e sono ricorso agli strumenti dell'animazione e del disegno per creare universi immaginari.
Trailer
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