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Il segreto di una famiglia

Regia di Pablo Trapero vedi scheda film

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La recensione su Il segreto di una famiglia

di Spaggy
7 stelle

In concorso al Festival di Venezia nel 2015 con il sottostimato The Clan, Trapero porta in laguna fuori concorso La Quietud, una vicenda che ha al centro una famiglia argentina chiamata a fare i conti con i propri segreti e tabù. La storia, ambientata ai giorni nostri, vede la giovane Eugenia tornare da Parigi a Buenos Aires, dove il padre ha appena avuto un ictus a causa di un’inchiesta da parte della magistratura su come lui e un altro suo amico avvocato siano entrati in possesso di prestigiosi beni immobiliari. Tra i beni contestati dalle autorità vi è La Quietud, uno splendido ranch nella campagna in cui l’uomo vive con la moglie Esmeralda e la loro secondo figlia, Mia.

Sin dall’arrivo è chiaro il tipo di rapporto delle due sorelle. Eugenia è indispensabile per Mia, rappresenta la sua ancora di salvezza e le regala quell’amore di cui necessita. Il loro legame, solido e invidiabile, rasenta l’incestuoso e in molti possono rimanere colpiti da una prima anche forte scena di sesso di cui le due donne si rendono protagoniste. Sebbene siamo legate quasi in maniera morbosa ai loro ricordi di adolescenza, Eugenia e Mia sono andate avanti con le loro vite. O, meglio, Eugenia è andata avanti mentre Mia ha raggiunto una sorta di punto di non ritorno da cui non si schioda, anche a causa del difficile rapporto che ha con la madre, una donna che approfitta di ogni momento per manifestarle a prima vista un insensato rancore. Man mano che l’intreccio procede, scopriamo che la più grande è incinta e che ha una relazione clandestina con Esteban, primo amore da ragazzina. Che si tratti di sesso spinto o di sentimenti non ha importanza, per Eugenia il legame è da nascondere a causa del compagno Vincent. Trattenuto da impegni di lavoro a Parigi, Vincent si palesa qualche giorno dopo, rivelando sin da subito la sua natura: da primo amore di Mia, ha continuato negli a intrattenersi con lei in maniera intima.

La situazione a La Quietud precipita di fronte a due eventi inattesi: la morte (o, meglio, l’omicidio) del padre dopo un secondo ictus e il trasporto a casa, e la gravidanza di Eugenia, che si rivela essere di origine patologica.

Martina Gusman, Bérénice Bejo

The Quietude (2018): Martina Gusman, Bérénice Bejo

 

La Quietud è in primo luogo un film sull’amore. Irrequieto, drogato e incompleto, come canta una canzone che compare per ben due volte nella colonna sonora, l’amore muove i passi delle due sorelle. La più introversa Eugenia e la più sofferente Mia (ha tentato più volte il suicidio) si amano come sorelle talmente tanto da non volersi ferire. Sono una a conoscenza dei segreti dell’altra, li condividono in silenzio, agiscono soltanto per sentirsi più vicine e non lascerebbero mai separarsi da nulla. Vivono in simbiosi anche da lontano e sono un esempio di cosa significhi crescere in una famiglia problematica. Dalle sembianze uguali (dai capelli al fisico alla risata, risulta quasi difficile riconoscerle), le due sorelle vivono apparentemente nella bambagia ma pagano lo scotto della Storia argentina sulla loro pelle: i legami del padre con la dittatura argentina e i delitti di cui si è macchiato all’interno dell’ESMA (dove con la tortura e violenza costringeva con l’aiuto della moglie i detenuti illegali a firmare procure false) tornano alla luce in maniera inaspettata e sconvolgono ogni equilibrio. La scoperta della violenza, a cui l’uomo si scopre ricorrere anche in casa, mina ulteriormente la psicologia di Mia, chiamata a decostruire la figura del padre che l’ha sempre tanto amata e a capire meglio qualcosa della madre, una donna che non l’ha mai amata e con ha mai perso l’occasione di denigrarla in pubblico, di farla sentire inferiore alla sorella (I primi figli sono quelli che più si amano, sentenzia Esmeralda, a suo modo vittima e carnefice al tempo stesso) o di ferirla.

L’amore che racconta Trapero è moderno, non si perde nei limiti delle relazioni monogame e accetta il tradimento come prezzo da pagare per un amore più grande ancora, un amore in grado di dare origine a una nuova vita. Nel finale, le due sorelle trovano un modo per rinascere e per congiungersi in eterno, appellandosi a quella maternità di Eugenia che una gravidanza isterica ha rivelato essere inesistente. Le figure femminili escono più forti di prima mentre quelle maschili soccombono al loro cospetto, finendo con l’essere marginali.

Ottima la prova delle attrici Bérénice Bejo (sentirla recitare in spagnolo è un piacere per le orecchie) e Martina Gusman, la cui somiglianza è impressionante, ma non si può non applaudire di fronte alla bravura di Graciela Borges (colei che la rivista Vogue in Francia ha definito la grande attrice del cinema argentino), una madre dalla doppia natura che, ora benigna ora maligna, finisce con il commuovere nella sua spietatezza.

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