Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Jack Gittes è un investigatore privato che viene assunto con l' inganno per documentare la presunta infedeltà di un ingegnere comunale ; quando quest' ultimo viene trovato morto, l' orgoglioso e vanesio detective decide di scavare più a fondo servendosi, fra gli altri, dell' aiuto della misteriosa neo-vedova. Ben presto si troverà invischiato in un intrigo ben più grande di lui, sballottato e percosso fra truffe edilizie e terribili segreti familiari. "Chinatown" non è altro che il noir secondo Polanski, un film solido, sobrio, imponente nel suo cinismo e disarmante nella sua rassegnazione. Pellicola di durata corposa che si avvale di una regia ed una sceneggiatura che non perdono mai un colpo nonostante la vicenda da narrare sia tutt' altro che semplice e lineare ; colonna sonora ridotta ai minimi termini, una Los Angeles anni '40 che fa la sua (s)porca figura. Un ritmo dilatato, concentrato su sguardi e silenzi che non annoia mai e che mantiene viva tensione e curiosità circa la sorte dei personaggi. Interpreti tutti ineccepibili : dai comprimari Huston, Young, Ladd, Lopez nonchè lo stesso regista (nel ruolo del "nano" col coltello che sfregia il naso di Gittes), alla tanto splendida quanto ambigua coppia di protagonisti formata da Jack Nicholson e Faye Dunaway. Lui mattatore dalla lingua lunga e dall' "incasso" facile (memorabile la sequenza dal barbiere e della storiella sui cinesi), lei sofisticata e glaciale persino in lacrime. Su tutto e su tutti, Polanski che dirige con maestria mettendo il dito in piaghe sia pubbliche che private e facendo aleggiare su tutta la vicenda la presenza di un luogo - il quartiere del titolo - dove in passato è accaduto qualcosa di tragico, mai dimenticato, inevitabilmente destinato a ripetersi. "Lascia stare Jack, è Chinatown".
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