Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Il detective privato Jack Gittes viene ingaggiato per mettere luce sul solito caso di infedeltà coniugale. Ma presto si accorge che è stato usato come pedina in un gioco molto grande e molto pericoloso. Invece di tirarsi indietro decide di continuare ad indagare in una storia che non mancherà di tingersi di sangue. Mirabile poliziesco di Roman Polanski dall'ottima compattezza narrativa, con un crescendo ritmico che appassiona e supportato da un Jack Nicholson in forma smagliante. La forza del film sta nel suo procedere in modo induttivo, ovvero partire da un particolare e arrivare per gradi a una visione generale della vicenda che facendosi via via più complessa non manca di essere funzionale a una critica al capitalismo dei monopoli inteso come sistema suscettibile di determinare l'agire umano. Il volto austero di Noah Cross (il grande John Huston) rende bene l'idea del grande magnate che vive nella persuasione che con i soldi si può comprare tutto ,che per farne sempre di più si possono anche distruggere i lagami di sangue più cari,si possa inquinare il corretto svolgersi dall'amministrazione pubblica. Credo di poter dire che questo tipo di critica sia a latere del film, mai dentro esso,ci si arriva attraverso la somma algebrica dei tipi d'autore rappresentati e non perchè vi fosse in Polanski la decisa intenzione di fare un apologo con finalità politiche. Il film è un ottimo noir in cui Gittes scopre a mano a mano tutte le implicazioni raccapricciani della vicenda partendo da un banale caso di infedeltà: quelle pubbliche (la vicenda ruota attorno alla fattibilità o meno di una diga) e quelle private di Evelyn Mulray (l'ottima Faye Dunaway). E' un film sulla corruttibilità del mondo degli affari e dell'amministrazione pubblica che una Los Angeles degli anni trenta e un modo non propriamente austero di rappresentarlo non servono a renderlo meno amaro.
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