Regia di Roman Polanski vedi scheda film
Nero profondo, ma con un raggio di sole: sin dall'inizio il detective Gittes - interpretato con la consueta maestria da Nicholson - è inquadrato come il più furbo, il più abile, il più smaliziato e fondamentalmente proprio per questo dopo dieci minuti ha già annoiato ampiamente. Il 'troppo buono' circondato da una massa di generici 'cattivi' senza possibilità di redenzione fa molto noir classico hollywoodiano, ma mina allo stesso tempo la credibilità, la verosimiglianza della storia, che collassa fra stereotipi di genere e poca fantasia nelle situazioni: l'adulterio, l'omicidio, il detective che cerca di farsi giustizia da sè... non è un brutto film, intriso di negatività e con alcuni buoni momenti di tensione, solo che - e qui è giusto ricordare che il giudizio è assolutamente personale - mi pare che non aggiunga granchè a quanto già visto e rivisto.
Los Angeles, anni 30; il detective Gittes indaga su un marito adultero, ma l'uomo viene trovato morto nella diga locale. I colpi di scena da qui si susseguono: non era realmente la moglie ad averlo incaricato del pedinamento ed attorno alla diga sono diffusi interessi economici e politici fortissimi, a cui pare far capo il suocero del morto. Gittes, minacciato dai malviventi e dalla polizia, è costretto a proseguire le indagini in silenzio per potersi salvare la pelle.
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