La recensione su Le ereditiere

di chiaradash

7 stelle

Il film ha due grandi pregi: mostrare la quiete decadenza di un paese dimenticato e la normalita' della vita di coppia di due donne non giovani. Ottima fotografia e colonna sonora, debole la sceneggiatura in certi punti.

“Las herederas”, film del 2018 poco distribuito in Italia, ha tutta l’umilta’ di un’opera prima curata nei minimi dettagli da chi il cinema lo ama e lo sa fare per davvero.

Un film lieve ed intenso, dalla recitazione perfettamente calzante con i toni di luce ed ombra degli anime delle protagoniste.

Solo figure femminili appaiono in questo lungometraggio ambientato in una Asuncion che e’ presente come un basso continuo, appare sullo sfondo e mai a fuoco, la cui silenzosa e ingenua decadenza traspare in ogni fotogramma.

Chela e Chiquita sono due donne sessantenni che vivono assieme probabilmente da molto, fisse nella routine delle coppie di lunga data che furono innamorate ardemente e che continuano ad amarsi in silenzio. Due donne ricche, parte di quella oziosa borghesia coloniale sudamericana che ama i lussi e le cose belle. Le sostanze di famiglia pero’ terminano e pian piano la loro routine si sgretola, pezzo per pezzo vengono venduti gli oggetti della casa scrostata che fu lussuosa. Sguardo dopo sguardo viene rappresentato il loro rapporto che per poco vivra’ in una lontananza forzata.

Chela iniziera’ a guidare in modo incerto per le strade di Asuncion una vecchia mercedes del nonno e diventera’ amica di Angy, donna piu’ giovane con cui ci sara’ un’attrazione infantile ed erotica ad un tempo.

La speranza dopo aver visto questo film in cui tutto e’ bilanciato in una poetica delle piccole cose (bello l’uso di canzoni paraguaiane nella colonna sonora) e’ che Martinessi continui a produrre, magari portando sui nostri schermi frammenti di vite di questo paese latinoamericano spesso dimenticato e certamente misconosciuto, custode di culture e fermenti molto intereressanti.