Trama
Chela e Chiquita, entrambe discendenti di famiglie benestanti di Asunción (in Paraguay), stanno insieme da oltre trent'anni. Da qualche tempo, però, la loro situazione finanziaria è peggiorata e sono costrette a svendere i beni ereditati. Quando poi Chiquita viene arrestata per frode, Chela deve far fronte a una realtà inaspettata. Guidando per la prima volta dopo anni, comincia a fare da taxista per un gruppo di anziane signore benestanti. Nel corso di questa sua nuova vita, ha modo di incontrare la giovane Angy e di forgiare con lei un tonificante legame. Ha inizio così la sua personalissima e intima rivoluzione.
Approfondimento
LE EREDITIERE: I CONFINI DELLE DONNE
Diretto e sceneggiato da Marcelo Martinessi, Le ereditiere racconta la storia di Chela e Chiquita, due donne discendenti da famiglie benestanti di Asunción che stanno insieme da oltre trent'anni. Da qualche tempo, le due devono fronteggiare una nuova situazione finanziaria, le loro casse si stanno prosciugando e sono costrette dalle circostanze a svendere i beni che hanno ereditato. I loro debiti ben presto portano all'arresto di Chiquita, accusata di frode, e lasciano Chela a dover gestire da sola la situazione. Ritornando a guidare dopo diversi anni, Chela inizia a lavorare come autista per un gruppo di anziane signore e, mentre tenta di riprendere in mano le fila della sua vita, fa la conoscenza di Angy, una donna molto più giovane con cui avvia sin da subito una forte e tonificante connessione. In tal modo, Chela comincia a uscire dal suo guscio, intraprendendo la sua personale e intima rivoluzione.
Con la direzione della fotografia di Luis Armando Arteaga, le scenografie di Carlo Spatuzza e i costumi di Tania Simbrón, Le ereditiere viene così raccontato dal regista in occasione della partecipazione del film in concorso al Festival di Berlino 2018: "Nei miei precedenti lavori ho cercato di parlare sempre di storie poco conosciute del mio Paese. Del resto, non è difficile: negli anni Sessanta e Settanta, mentre il resto dell'America latina trasferiva sul grande schermo le proprie storie, il Paraguay rimaneva fermo. Per decenni, a causa dell'oscurità dettata dal governo, il cinema era letteralmente fermo e questa è la ragione per cui i cineasti miei connazionali della mia generazione hanno deciso, tra molte difficoltà, di creare una cinematografia che sia del tutto nostra: questa è la nostra più grande sfida. Quando ho scritto la storia di Chela e Chiquita, le protagoniste di Le ereditiere, ho cercato una sorta di dialogo tra quegli anni di buio e una società che non vuole cambiare e che preferisce rimanere nascosta, aggrappata alle proprie ombre. Il colpo di Stato del 2012 ha reso evidente come sia sempre esistito una sorta di tacito amore tra la piccola borghesia e i regimi autoritari: non parlo solo di coloro che fino ai tardi anni Ottanta si muovevano armati di fucile a dettar legge per le strade ma anche di coloro che oggi, da nuovi leader "democratici", finiscono per il godere dei benefici della corruzione e del traffico di droga mentre la nostra società, con il suo silenzio, sembra esserne complice. Personalmente, sono interessato a raccontare la vita di tutti i giorni di coloro che si muovono al di fuori delle zone di potere, anche all'interno della classe dominante. Ecco perché era irrilevante al fine della storia di Le ereditiere collocare le vicende in un particolare momento politico: la sensazione di vivere in una gigantesca prigione è sempre la stessa, al di là di chi sia a governare.
Le ereditiere è un film sui confini. La cosa peggiore che fa un regime, che allo stesso tempo reprime e protegge, è quella di creare individui per cui è impossibile scappare dalla logica dei limiti. Il Paraguay è una delle nazioni al mondo più afflitta da un sistema di disuguaglianza ma nessuno se ne lamenta. Fin quando hanno tetto e cibo, le protagoniste del mio film stanno bene ma appena iniziano a perdere i loro privilegi, lo status quo a cui sono abituate, non riescono ad adattarsi alla nuova realtà e farebbero qualsiasi cosa per preservare i loro comfort. Fare soldi diventa allora una necessità, ponendole di fronte a vie diverse: infrangere le regole o lavorare sono le uniche due soluzioni. Nel dipingere il mondo delle donne non ho avuto molte difficoltà: sono cresciuto in un mondo segnato dalle donne... mia madre, le mie sorelle, le nonne, le zie e le signore del vicinato: volevo che il mio primo film fosse incentrato sull'universo femminile sin da quando ho cominciato a guardare i film di Fassbinder. Per la descrizione del contesto, invece, mi sono lasciato influenzare dal modo in cui lo scrittore Gabriel Casaccia delinea la borghesia degli anni Cinquanta".
Il cast
A dirigere Le ereditiere è Marcello Martinessi, regista e sceneggiatore paraguayano. Nato nel 1973 ad Asunción, Martinessi ha studiato comunicazione all'Università Cattolica della sua città e cinema alla London Film School. I suoi cortometraggi, realizzati dal 2009, sono incentrati sulla letteratura e sulla… Vedi tutto
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- Orso d'argento miglior attrice a Ana Brun al Festival di Berlino 2018
- Premio Alfred Bauer al Festival di Berlino 2018
Commenti (5) vedi tutti
Sullo sfondo della decadenza di una ricca famiglia di Asunción, "Le ereditiere" ci parla di un'intrigante storia di donne. Che si nutre di sensazioni mute e di scoperte che possono cambiare il corso di una vita. La regia è brava a non dire tutto, lasciando che il potere evocativo del non visto incida sulla storia la presenza ineludibile del cinema.
commento di Peppe ComuneIl film ha due grandi pregi: mostrare la quiete decadenza di un paese dimenticato e la normalita' della vita di coppia di due donne non giovani. Ottima fotografia e colonna sonora, debole la sceneggiatura in certi punti.
leggi la recensione completa di chiaradashstorie di donne sole,di solitudini....un melodramma casto,che mi porta a concludere che rimane un'opera abbastanza inutile,voto 6.
commento di ezioottima l'ambientazione insieme all'interpretazione delle due attrici principali per un film che però, forse volutamente, stenta a decollare, causa anche un ritmo un po' mortifero, dalla trama piuttosto minimale.
commento di giovenostaToc, toc, toc, toc,...
leggi la recensione completa di ManuelaZarattini