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Il vestito

Regia di Alex Van Warmerdam vedi scheda film

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La recensione su Il vestito

di barabbovich
10 stelle

Cosa succede addizionando sesso, perversione, vanità e follia? Succede di vedere l'effetto devastante del caso raccontato attraverso le storie di alcune persone, cucite insieme da un vestito. Partorito dalla mente appannata di un creativo che lavora per un'industria tessile, il disegno per l'abito femminile che fa da filo conduttore all'intera vicenda viene prima discusso ai piani alti dell'industria stessa e quindi messo in commercio. La prima acquirente, una donna anziana, spira tra le braccia affettuose del marito. La seconda, che se lo vede planare nel giardino dove fa le pulizie domestiche, diventa l'oggetto dell'ossessione erotica di un controllore delle ferrovie prima e di un conducente d'autobus poi e schiva lo stupro per miracolo. Il controllore torna in azione quando l'abito, accorciato, passa a rivestire le grazie giunoniche di un'adolescente, per poi finire ad una barbona che perirà anch'essa. Dell'abito iniziale rimarrà solo uno straccio, usato a mo' di foulard e indossato dallo stesso uomo che, per sua causa, era stato licenziato dall'industria tessile. L'effige finale, ritratta nel quadro dell'amante di una delle donne che lo avevano avuto, tornerà nelle mani del folle controllore. L'olandese Van Warmerdam allestisce uno spettacolo di altissimo livello, debitore verso Bresson (L'argent) e Kieslowsky (Blu, Bianco e Rosso), "bunueliano nel suo humour anti-borghese" (Lusardi), costellato da personaggi assurdi, congegnato con precisione cronografica, mai pletorico, affollato da uomini che vivono con i maiali in casa, da madri ossessive, da artisti smidollati e case orrorifiche. Ossessionati dalla loro vanità e cupidigia, figli di un capitalismo cannibale metaforizzato dal vestito come merce, uomini e donne non si incontreranno mai e il film si risolve in un apologo sull'evanescenza dell'amore.

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