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The Irishman

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Irishman

di axe
8 stelle

Questo film racconta la storia della carriera malavitosa dello statunitense di origini irlandesi Frank Sheeran, sullo sfondo di una società americana percorsa dall'inquietitudine, dall'arrivismo e dall'ipocrisia. Il protagonista, ormai anziano, ospite di una casa di riposo, parla di sè in prima persona, partendo dall'incontro, casuale, con un boss mafioso di origine italiana, Russell Bufalino, il quale, avendo a che fare con lui in un momento successivo a quello del primo incontro, ricorda le sue affidabilità e cordialità, e lo prende sotto la sua ala protettiva facendolo diventare un suo gregario. Frank, sicario, amico e consigliere di Russell, formalmente camionista, entra in contatto con il leader del sindacato degli autotrasportatori Jimmy Hoffa, stabilendo ottimi rapporti anche con quest'ultimo. Nonostante l'amicizia, gli interessi di Russell e Hoffa, nel corso degli anni, divergono; la questione giunge ad interessare Frank, il quale è costretto a prendere una posizione. In tre ore e mezzo di film, Martin Scorsese tratteggia uno spaccato di storia statunitense, tra gli anni '50 e '70 del secolo scorso, evidenziando gli stretti legami tra economia, politica - interna ed estera - e malavita, determinati dall'infittirsi di trame nascoste dietro una facciata di perbenismo della società americana e scaturenti in eventi oggi noti nelle loro dinamiche in tutto o in parte - l'assassinio di J.F.Kennedy, l'invasione della Baia dei Porci a Cuba, lo Scandalo Watergate. C'è ampio spazio, inoltre, per una profonda caratterizzazione dei personaggi e dell'ambiente criminale nel quale essi operano. I protagonisti sono rappresentati come persone qualunque, senza particolari pregi o difetti, ed anzi amichevoli, quasi fraterni nei rapporti tra loro. Quest'apparente bonarietà contrasta fortemente con la particolare efferatezza delle loro azioni. Taglieggiamenti, intimidazioni, truffe, vendette, omicidi pianificati e realizzati anche per un semplice sgarbo sono all'ordine del giorno. Il protagonista, interpretato da un Robert De Niro in buona forma, è protettivo nei confronti della numerosa famiglia, fedele nei confronti dei suoi "datori di lavoro", amichevole verso le persone con le quali viene in contatto. Sa essere violento, però, nel momento in cui ciò a cui tiene è minacciato, e tremendamente freddo nelle esecuzioni, anche grazie alla lunga esperienza maturata come fante durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film ne racconta la vita fin quasi alla fine. Dopo tanti anni di crimine, cade, insieme a molti dei suoi compagni di malaffare, in disgrazia. Sconta diversi anni di carcere, e ne esce minato nel fisico e nell'animo. Conduce gli ultimi anni lontano dalle figlie - una di esse, l'amata Peggy, non vuole avere più nulla a che fare con lui - e privo di amicizie. Nonostante ciò, non tradisce il suo passato; non si confida con la polizia, non mostra pentimento, rimane convinto di aver fatto "ciò che andava fatto". E' lasciato allo spettatore il giudizio su quest'ultima fase della vita del protagonista, triste e solitaria, senza alcun elemento in comune con il periodo delle serate nei clubs privati, delle vetture potenti, dei lunghi viaggi attraverso gli Stati Uniti e dei meetings che potevano decidere la vita o la morte di qualcuno. Bravi nei ruoli rispettivamente del boss Russell Bufalino e Jimmy Hoffa, Joe Pesci e Al Pacino. Il film non ha tempi morti, sebbene, anche a cagione della lunghissima durata, il ritmo sia altalenante. Buone e varie le ambientazioni; ben ricostruito il contesto urbano degli Stati Uniti del secolo scorso. Discreta colonna sonora, con un orecchiabile e ricorrente tema principale. Il film mi è piaciuto; la lunga durata consente al regista di dedicare tanto spazio alla ricostruzione dei fatti - accaduti realmente - quanto allo studio dei personaggi. Il buon lavoro degli attori, inoltre, dà valore anche alle sequenze più statiche dell'opera; grazie anche ai toni "leggeri", essa è accessibile anche agli spettatori meno interessati alle vicende storiche.

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