Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Difficoltà nel destreggiarsi tra due amicizie sentite in mondo egualmente importante e il sentirsi un morto vivente che si muove tra i ricordi dei morti del proprio passato, spesso per morte violenta, alla meglio finiti in galera per moltissimi anni fino al loro decesso, sono i due elementi su cui Martin Scorsese ha scelto di incardinare il suo ritorno al gangster movie con Irishman (2019).
Con un piano sequenza iniziale all'opposto di quello del film di Quei Bravi Ragazzi (1990), la macchina da presa si sofferma sul volto di un'anziano uomo in sedia a rotelle; Frank Sheeran (Robert de Niro) il quale come di consuetudine con Scorsese, rompe la quarta parete ed inizia con il racconto della propria vita. Frank, ex veterano di molte campagne militari durante la seconda guerra mondiale, abbandonato il mestiere di trasportatore, si è riciclato come "imbianchino", venendo per questo motivo apprezzato dalla famiglia mafiosa italo-americana Bufalino, specialmente da uno dei loro esponenti più in vista di nome Russell (Joe Pesci). Mafia e politica sono due entità da sempre intrecciate tra loro, quindi il rivangare dei ricordi passati da parte di Frank, non può che portare a galla una narrazione storica controcorrente rispetto a quella ufficiale che si trova sui libri. Un sicario dalla lunga carriera come Frank, ha visto molti politici, senatori, sindacalisti e addirittura presidenti venire eletti grazie ai voti della mafia, nonché essere eliminati da tale organizzazione qualora non venissero più reputati necessari o addirittura considerati un ostacolo per i loro interessi economici, specie per la questione cubana compiuta da Fidel Castro, il quale avrà anche compiuto degli errori, però grazie alla rivoluzione è riuscito a disfarsi della presenza mafiosa nell'isola e delle loro attività illecite.
Se il comunismo ti respinge, il capitalismo invece è pronto ad accogliere i mafiosi a braccia aperte. Figure sindacali come Jimmy Hoffa (Al Pacino), dovrebbero essere a favore dei lavoratori assicurando loro le dovute tutele ad amministrare i fondi pensione per la vecchiaia, sono fortemente contaminati dalle organizzazioni mafiose, che in questo modo si assicurano gli appoggi necessari per poter riciclare il denaro sporco in attività lecite, assicurandosi così delle corsie preferenziali per togliere di torno eventuali problemi burocratici o legislativi.
Nell'elenco sterminato ed affastellato di nomi ed informazioni che a 2/5 di film in modo fin troppo caotico bombardano lo spettatore, ottenendo l'effetto fiammata che bruciacchia la carne sul barbecue quando cade sui carboni ardenti il grasso di essa, comunque si scorge un minimo comune denominatore, quelli che vediamo sono tutti dei "fantasmi" del passato morti per lo più di una morte violenta.
Vedendo il film in questo modo, anche la tecnica estensiva del ringiovanimento digitale adoperata in modo estensivo (specie per De Niro e Joe Pesci), assume un forte significato formale e necessario per quello che il regista sta narrando, così come i movimenti un po' impacciati degli attori ringiovaniti.
Frank ha svolto il proprio mestiere di "imbianchino" in modo implacabile quanto estensivo (basta vedere l'inquadratura fissa sulle armi quando deve scegliere la pistola più adatta per un'esecuzione), per questo motivo mano a mano che passano gli anni, gli viene presentato un conto sempre più alto, specie nel suo legame con la figlia, da sempre intimorita dalla figura paterna e l'unico elemento del film ad avere uno sguardo morale sulle attività del nostro protagonista. Non a caso per Frank quando ricorda il passato, la figlia e la famiglia sono presenze fugaci, quasi impalpabili, poiché per l'uomo i legami fondamentali su cui il film getta uno sguardo malinconico ed amaro riguardano le figure di Russell, colui che lo introduce nell'ambiente e lo appoggia sempre, e quella di Jimmy Hoffa, grazie al quale diventa presidente di una sezione del sindacato trasportatori.
Sembrano due legami che vanno al di là dei meri affari ed invece nell'ottica del pessimismo materialista di Scorsese, scopriamo che non sono al di sopra di essi ed infatti al momento opportuno dovrà compiere una scelta che avrà il suo peso nella storia americana.
Il costo di 160 milioni e la durata di tre ore e mezza danno l'idea di un'epopea filmica (molti flashback partono lungo il tragitto su una strada con le sue numerose biforcazioni e posti), ma in certi momenti forse appaiono eccessive per via anche di un montaggio che a 2/5 di film fatica un po' a mettere ordine nella massa caotica di figure e vicende (specie nel descrivere l'organizzazione di Jimmy Hoffa), autocompiacendosi troppo nel suo onaismo informativo, a discapito di certi legami con personaggi apparentemente importanti e poi tralasciati completamente (tipo Angelo Bruno).
Certo, forse Irishman infondo volendo lanciare una provocazione può essere visto come una versione pompata a dismisura di Quei Bravi Ragazzi, però rispetto a quel film ha comunque una sua aura mortifera che mancava in quel film.
Irishman vuole essere una sorta di testamento artistico del genere da parte di Scorsese, anche per via dei tre interpreti principali, i quali sono tutti esponenti di punta del genere, specie in Joe Pesci che supera i suoi due colleghi in sottrazione, risultando però sempre una figura inquietante, mentre De Niro finalmente dopo 20 anni complice anche l'accoppiata con Joker (2019), sembra essere tornato a fare film degni del suo passato (enorme nella telefonata a Jo Hoffa), ed infine non dobbiamo dimenticarci del grande Al Pacino capace di giggioneggiare con gran classe come ai vecchi tempi.
Una pellicola che guarda al passato con uno sguardo anche al futuro, non solo per le tecniche digitali adoperate, ma anche per la volontà di lasciare uno spiraglio aperto di speranza nel voler cercare di non rassegnarsi ad una morte incombente, senza prima aver cercato di risolvere un qualcosa a lungo ignorato, e solo in vecchiaia compreso il valore, ma forse anche la volontà del regista nell'ultima inquadratura nel voler continuare il suo cinema nonostante l'età ed i tempi cambiati; il dover farsi produrre il film da Netflix, poiché nessun produttore voleva rischiare, arrivando però in questo modo a precludere una distribuzione cinematografica data la politica di tale piattaforma streaming.
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