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The Irishman

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su The Irishman

di GIMON 82
10 stelle

Affresco crepuscolare e velato di nostalgia di un gruppo di "amici",nel "C'era una volta in America" di Scorsese,un enorme film che attraversa la storia americana attraverso l'epopea del gangster Frank Sheeran.Un opera omnia e monumentale che chiude un ciclo cinematografico, consegnandoci una pellicola e un cast indimenticabile.

Raccontare di "The Irishman" è parlare di CINEMA, è lasciarsi scivolare sottopelle barlumi di nostalgia ed epica, narrate da un vero maestro qual'è Martin Scorsese.Ed è allora che dinanzi a noi si proietteranno quelle sfere di pura e semplice bellezza cinematografica,lasciandoci coinvolgere nel puro ed estatico fascino di questa pellicola. Perchè se eppur vero che i personaggi qui descritti sono parte di quell'humus tanto violento e "SCORSESIANO" , dall'altro lato vive un pathos funereo e crepuscolare, di figurine ormai sbiadite, figlie di un corollario tutto impomatato e ligio ai codici d'onore.

Negli occhi dell'anziano gangster Frank Sheeran vi è infatti la disfatta  di un mondo che attraversa gli eventi storici e i cambiamenti, rimanendo comunque fedele a se stesso.

Scorsese per mettere in moto quest'incredibile elegia si serve dei suoi amici,quei De Niro,De Vito o Keitel per celebrare la sua visione omnia, chiamando a raccolta come "guest star" il grande Al Pacino,come a volerne celebrare un genere di cui  è stato maestro e padre incontrastato.In "the Irishman" c'è una grossa rilettura del "gangster movie" , il maestro si serve dell'autobiografia dell'irlandese sgherro di "COSA NOSTRA" Frank Sheeran, per costruire un ultimo ritratto, intimo e malinconico di un epopea lontana.

La voce di un anziano De Niro si fa sentire sin da subito, parla di lui, del suo lavoro di "imbianchino" al soldo del boss Russel Bufalino.È inevitabile il termine di paragone con l'immortale "C'era una volta in America",con cui condivide almeno un paio di protagonisti,oltre alla poesia del ricordo e del tempo che fu.

locandina

The Irishman (2019): locandina

Abbandonati dunque i ritmi schizofrenici di "Quei bravi ragazzi" o "Casino' " ,Scorsese dipinge la sua "Cappella Sistina" del gangster movie,tra montaggio alternato e dialoghi di alta classe, supportati dalla sceneggiatura "monstre"di Steve Zaillan.Il maestro ci accompagna sornione nelle vicende da malaffare del citato Sheeran e del suo mentore Russell Bufalino ,contrapposti alla nevrotica figura del famigerato caposindacalista degli autotrasportatori Jimmy Hoffa.

E' la storia dell'America che parla,dalla Baia dei Porci ai missili su Cuba,dalla crisi con Fidel Castro, sino all' assassinio di John Kennedy. Assistiamo ad un romanzo dalle mille sfumature, narrate nelle performance definitive di De Niro ,Joe Pesci e lo scoppiettante Al Pacino,senza dimenticare il comprimario Stephen Graham,molto bravo nel tratteggiare la figura di uno schizzato boss mafioso.Un cast fenomenale dunque, di grandi attori in grado di primeggiare tra loro senza pestarsi i piedi ,ma piuttosto creando un alchimia vincente al servizio di una storia fluviale e complessa. Si puo' dire con molta certezza che sia De Niro che Joe Pesci regalano una prova sommessa , fatta di sguardi d'intesa e carisma naturale,due figure intescambiabili nell'indole ,dove la recitazione è lontana anni luce dalla nevrosi di "Quei bravi ragazzi". Un cambio di prova che denuncia una certa maturità nei toni e nel registro narrativo,a loro due è contrapposta la figura esuberante di Jimmy Hoffa ,nella quale Pacino gigioneggia alla grande donandoci un personaggio vigoroso e carismatico.A questo dobbiamo unire la regia elegante e ben intrecciata di Scorsese,nella prova finale della sua carriera.Una sorta di "Amarcord" malavitoso che al contrario di altre sue pellicole non celebra le gesta dei suoi antieroi ,ma piuttosto ne testimonia un decadimento fisico e morale.Perchè in "The Irishman" è presente la morte in ogni sfumatura,ne sentiamo il gelido afflato in ogni inquadratura.Al contrario di "Quei Bravi Ragazzi" dove c'era il lato "vincente" del gangster,qui assistiamo piuttosto ad una lenta e graduale caduta a picco.Di Frank Sheeran rimane infine una figura di anziano ingombrante alle prese con i rimpianti e la fine che incombe.Di lui resisterà solo il codice morale che si è portato via anche i suoi piu' cari affetti,tra cui la figlia Peggy che sin da bambina osserva le malefatte del padre.

Quello che emerge è un ritratto tutto al maschile ,dove le donne sono sullo sfondo,rappresentate unicamente dalla figura dolente (e silente) di Anna Paquin, bambina prodigio in "Lezioni di piano" di Jane Campion  ( vincitrice bambina di un Oscar come "non protagonista"),che qui si ritaglia un ruolo marginale ma molto significativo.

Di "The Irishman" se ne  parlerà all'infinito,della sua poesia malinconica,delle gesta di uomini che nonostante la violenza rimangono molto umani,del valore sacro dell'amicizia e dei codici malavitosi.Rimarrà stampato in noi un enorme romanzo,denso di tristezza e ricordi,come quelli di Frank Sheeran che alla fine lascerà aperta la porta per lasciarli uscire....

 

 

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