Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Tre piani temporali che si intersecano lungo un affresco monumentale, per durata (210 minuti che passano scorrevolissimi), per stile ed ambizione, con cui Scorsese ritorna sul suo ricorrente filone del gangster movie, ma stavolta con un taglio più riflessivo ed elegiaco, con l'idea di rappresentare la fine inesorabile di un mondo.
14° FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2019
La cinepresa ci conduce lungo i corridoi di una casa di riposo, fino ad incontrare un anziano in sedia a rotelle, Frank Sheeran (Robert De Niro), che inizia a raccontarci di un viaggio in auto di anni prima con l'amico Russsell Bufalino (Joe Pesci) e le rispettive mogli, da Philadelphia a Detroit, dove sono invitati ad un matrimonio. Lungo il percorso passano vicino alla stazione di servizio dove Frank e Russell si sono conosciuti negli anni 50 e vediamo come dal loro incontro l'irlandese Frank sia stato introdotto nella mafia italo-americana di Philadelphia, diventandone uno dei killer considerati più affidabili. Tramite i suoi contatti mafiosi, entrerà a far parte del sindacato Teamster, feudo del potentissimo Jimmy Hoffa (Al Pacino), l'uomo ai tempi più importante d'America dopo il Presidente, capace di manovrare il mondo degli affari e di conseguenza quello della politica con il fondo pensione miliardario che gestisce. Anche di Hoffa Sheeren diventerà un collaboratore fidato e financo un amico, seppur la sua duplice fedeltà sarà messa a dura prova. La vicenda dei protagonisti si interseca con la storia stessa degli Stati Uniti nell'ultimo mezzo secolo, essendo lo stesso Hoffa un personaggio storico, legato alle manovre dei clan mafiosi per favorire l'elezione di John F. Kennedy alla presidenza, nella speranza di ottenere il rovesciamento del regime castrista per tornare a fare affari a L'Avana, ma poi messo nel mirino dal fratello Robert Kennedy nelle vesti di Attorney General.
Tre piani temporali, dunque, che si intersecano lungo un affresco monumentale, per durata (210 minuti che passano scorrevolissimi), per stile ed ambizione, con cui Scorsese ritorna sul suo ricorrente filone del gangster movie, ma stavolta con un taglio più riflessivo ed elegiaco, con l'idea di rappresentare la fine inesorabile di un mondo. La sceneggiatura ad orologeria di Steven Zaillian, adattamento del libro I Heard You Paint Houses, non fa calare di un attimo il pathos ed è pure ricca di momenti ironici e divertenti, come la strepitosa scena del colloquio di Hoffa con Anthony Provenzano, che si presenta in pantaloncini ed in ritardo, il che, oltre i dieci minuti, secondo Hoffa (un Pacino che dà il meglio della sua arte) serve a dimostrare che "vuoi dire qualcosa". Un film dallo stile scorsesiano classico, lontano dalla frenesia di The Wolf of Wall Street, potente ed incalzante come una sinfonia, impreziosito da guizzi di maestria registica (la macchina da presa segue un uomo, poi cambia improvvisamente direzione per seguirne altri due incrociati dal primo, per soffermarsi infine su un mazzo di fiori in una vetrina mentre ascoltiamo che un omicidio viene compiuto).
Come affermato dal grande regista nel corso della conferenza stampa seguita alla proiezione in anteprima italiana alla Festa del Cinema di Roma, si tratta di un'opera dominata da un senso di malinconia, per il tempo che passa e si porta inesorabilmente via persone, personaggi, mondi e financo la moria dei personaggi di un'epoca, come è esemplificato dall'infermiera dell'anziano Sheeran, che non ha idea di chi sia stato Hoffa. Un film che riflette una sensibilità sul significato del passare del tempo e della morte, portato dell'età ormai avanzata del regista e dei protagonisti, che Scorsese afferma di aver realizzato per potersi finalmente riunire, oltre due decenni dopo Casino, con grandi amici oltre che grandi interpreti, che non avrebbe mai accettato di sostituire con attori più giovani per gran parte del film, per cui l'utilizzo della tecnologia d'avanguardia di ringiovanimento e invecchiamento digitale concepita dalla Industrial Light and Magic era essenziale alla realizzazione della pellicola.
Martin Scorsese in conferenza stampa alla Festa del Cinema di Roma (22 ottobre 2019)
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