Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Scorsese prende il modello di Quei bravi ragazzi e lo applica al caso Hoffa, con un po' di freno a mano tirato rispetto ai ritmi da emicrania di Casinò e The Wolf of Wall Street, raccontando una vicenda nota appassionante e perfettamente inserita nella sua filmografia. La vita di Frank Sheeran, che nella Campagna d'Italia aveva imparato ad uccidere con freddezza (come Michael Corleone), viene narrata in flashback a partire dal viaggio che lo porterà a compiere quel fatidico omicidio: come da modesto facchino di quarti di bue sia diventato uno dei pezzi grossi del sindacato grazie alla mafia, come abbia stretto amicizia con Hoffa facendogli da tramite con la famiglia Bufalino e come le morti su commissione fossero per lui una tranquilla routine a cui era del tutto indifferente (lo confesserà anche al prete, ormai anziano). Tutto questo in parallelo con l'America di quegli anni, quella dell'ascesa dei Kennedy, della Baia dei Porci, della minaccia nucleare, della contestazione e delle Pantere Nere, dove un uomo ambizioso e dinamico come Jimmy Hoffa la mattina incontrava il presidente ed il pomeriggio pianificava un assassinio, e mai avrebbe accettato uno stop al suo dominio. Ed in tutto questo viene dato un forte peso alle vicende personali dei protagonisti: il rapporto travagliato di Frank con le figlie (che prendono le distanze dalla sua violenza più o meno inconsapevole), la passione di Jimmy per il gelato, la voglia d'affetto di Russell, una vita intera di complotti e criminalità che finisce in un ospizio, aspettando l'inevitabile scegliendosi la bara ed il modo meno "definitivo" di conservare la propria salma. Un po' di cose potevano essere tagliate (la parentesi di Joe Gallo ad esempio) ed in generale è un'opera un po' imbolsita (del resto un certo sapore geriatrico è chiaramente voluto), ma nella carriera recente del regista è uno dei risultati più personali ed apprezzabili.
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