Regia di Ruben Fleischer vedi scheda film
Essere cattivo, ma per cause di forza maggiore.
Si fa presto a dire "faccio il supereroe"! pochi tra costoro (sia Marvel che DC) hanno deciso il reciproco status in base ad una condizione ereditaria (Thor, Black Panther), o ad una propria scelta intransigente voluta al di sopra di ogni altra circostanza (penso a Batman, e in parte Capitan America): quasi tutti gli altri si trovano dotati della propria qualifica, a causa di incidenti, tragedie, percorsi accidentati, che ne hanno determinato l'origine. Ognuno di essi poi agisce secondo la sfaccettatura personale che gli autori hanno voluto regalargli, e che gli sceneggiatori al cinema hanno, più o meno fedelmente, voluto riprendere procedendo nella relativa trasposizione sul grande schermo, mettendoci di fronte a personaggi piuttosto variegati, da quello più serio e composto (Black Panther di nuovo), a quello più scanzonato ed irriverente (e con il laido e a tratti irresistibile Deadpool direi che abbiamo simpaticamente toccato il fondo).
Con Venom la questione si complica ancora di più, in quanto parliamo di persona che si ritrova dotata di poteri straordinari, ma non propriamente di un supereroe, quanto piuttosto di un pericolo pubblico: di un elemento per cui vale la pena che i supereroi esistano.
Nello script che ci occupa, un impegnato ed intransigente giornalista di nome Eddie Brock, finisce vittima delle mire di un suo collega corrotto e protetto da amicizie influenti; nel tentativo di smascherarlo, viene contaminato da una entità virulenta, nera come la pece, mutevole come un essere diabolico: la "cosa", che impariamo a definire come un "simbionte", è una forma di vita altamente potente e progredita, che utilizza come veicoli esseri a loro estranei, penetrando nel corpo e nel sistema nervoso, per ampliarne le potenzialità. Un essere di provenienza extraterrestre, dalle mire tutt'altro che benevole, affamato e piuttosto irascibile, che a contatto con il corpo umano, finisce per consumarlo a tal punto da pregiudicarne la funzionalità stessa, a suo stesso pregiudizio.
Pertanto seguiamo lo sventurato Eddie nella concitata dinamica delle sue azioni, volte dapprima a comprendere la causa di cui è vittima, e poi a tentare di gestirla, per poi sgominare, con l'aiuto del mostro fisicamente e caratterialmente instabile che vive dentro di sé, i nemici corrotti che lo hanno reso una persona multiforme e dalla gestione impossibile.
Ci voleva un attore davvero azzeccato per poter centrare questo complicato personaggio, e stavolta Marvel Studios ha fatto centro, con la oculata, pertinente scelta di affidare il ruolo di Eddie al grande Tom Hardy: attore fisico che riesce a sdoppiarsi in modo mirabile, parlando con se stesso, recitando col corpo e con movenze che lo vedono impegnato in una prestazione quasi fuori luogo in un film di supereroi, ove è sempre l'effetto speciale che ha la meglio su ogni altro aspetto. Non che qui manchi il ricorso a stratagemmi del genere: tutt'altro. Dopo una partenza un po' troppo consueta, il film intraprende un percorso concitato degno di una commedia sofisticata, in grado di gestire azione e dialoghi brillanti con smagliante disinvoltura.
Merito anche del regista e sceneggiatore Ruben Fleisher, che ci colpi positivamente con l'irresistibile Benvenuti a Zombieland, qui padrone della situazione e in grado di sfornare un prodotto che migliora e si fa apprezzare soprattutto nella sua seconda parte: quella dedicata al compromesso, quando l'umano e la bestia extraterrestre comprendono la necessità di trovare una soluzione che si avvicini ad una convivenza, e l'umano avanzi il coraggio di tentare di far discernere alla belva, la differenza tra buoni e cattivi.
Questo singolare e divertente aspetto, e Tom Hardy, sono i veri punti di forza del film, altrimenti schiavo della solita minestra narrativa scontata e consueta.
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