Regia di Stephen Loveridge vedi scheda film
"E' difficile essere due persone contemporaneamente". Sono le parole di Mathangi Arulpragasam, aka M.I.A/Maya, di fronte all'evidente contraddizione di essere, a conti fatti, un'attivista per i diritti civili nello Sri Lanka incenerito dalla guerra civile e anche una popstar di fama internazionale. Ma è anche la frase che sembra sussurrare, fra l'amatorialità delle riprese digitali e la pulizia dei videoclip ad alto budget, il film stesso, doc indie che ha spopolato al Sundance 2018 e che dà un'occhiata interessante a una personalità pop resa trasgressiva dalle circostanze, dall'impellenza della denuncia e dall'ipocrisia degli USA. Dall'emoglobina che schizza fuori dal cervello del bambino dai capelli rossi in Born Free fino al terzo dito alzato durante il Superbowl, l'attivismo di M.I.A è lentamente divenuto riflessione sul gesto e sulla superficie, cioè su cosa possa un simbolo - agli occhi dell'Occidente - rispetto a un reale fatto di cronaca. Come possa essere più grave la riproduzione di una violenza rispetto al video di una reale esecuzione. Cosa possano dunque i significanti, e quale sia il loro potere anche a fronte del sangue versato e della brutalità di un mondo che ignora e mette da parte ciò che è fastidioso. Talmente Pop Art a un certo punto, che non è più questione di morale e di giustizia, ma di bontà della rappresentazione, di ritmo travolgente che ricordi il paradosso della contemporaneità, per farlo sbalzare sulla superficie.
Un po' come sentire Bad Girls mentre davanti scorrono le immagini di un viaggio in Sri Lanka nel 2001, ripreso dalla stessa Maya aspirante filmmaker e da cui non proviene un ruvido richiamo alle coscienze, ma piuttosto la genuina energia potenziale di un mondo (sopratutto di un'infanzia), sedata dalle differenze e dalle distanze - e ovviamente dalla violenza, che non è più solo lo sparo di un proiettile, ma anche uno sguardo fisso in camera, distribuito da Vevo su YouTube, a capo di una carovana di guerriglieri e sceicchi pronti a ballare davanti ai nostri occhi.
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