Regia di Antonio Albanese vedi scheda film
Se è vero, come diceva Claudio G. Fava, che è l'aratro della televisione a tracciare il solco della comicità di successo ed è la spada del cinema a doverlo difendere, la spada di Albanese, almeno all'esordio, mi sembra di cartone. Il problema della stragrande maggioranza dei comici provenienti dalla televisione è che vorrebbero riproporre (e in qualche modo sfruttare) i personaggi inventati per il piccolo schermo, ma al contempo trascenderli ed usarli come strumento per dire qualcosa di più, forse per passare dalla comicità alla satira nel senso più pieno del termine. Non sempre ci riescono, come nel caso dell'Albanese di Uomo d'acqua dolce. Il suo personaggio è così sfuggente che sembra fatto di pongo, tanto incoerente da sembrare fatto così apposta. È troppo patetico per far ridere e, alla fine, troppo incredibilmente vincente per suscitare simpatia.
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