Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
La riscoperta del proprio essere, della dignità, dell'anima e del corpo dell'uomo che si era e che ora finalmente si può tornare ad essere, dopo tante sofferenze; questo significa La tregua, il romanzo autobiografico di Primo Levi sulla fine della prigionia ad Auschwitz ed il rocambolesco ritorno in Italia. E questo è lo spirito dell'omonimo film che Rosi ha tratto con cura dal libro, senza strafare, contando su un buon cast (Turturro nella parte del protagonista è ottimo, ma vale la pena citare anche Ghini) e su un adattamento per il cinema scritto a sei mani con Rulli e Petraglia. Seppure sia un lavoro confezionato da professionisti e con rispetto del testo originale, questo film non lascia però più di tanto il segno, rimanendo incastrato fra i monologhi (profondi, ma non molto 'cinematografici') di Levi; c'è Bisio (forse un po' troppo scanzonato) nella parte di un ladruncolo e si ricorda come ultimo film in cui lavorò il montatore Ruggero Mastroianni, a cui il lavoro è dedicato, fratello del più noto Marcello. 5,5/10.
Primo Levi, chimico italiano, viene liberato nel 1945 dalla prigionia di Auschwitz, insieme a tanti altri ebrei e dissidenti. Senza una precisa idea dell'itinerario da seguire, si incammina verso casa, passando per la Russia, l'Ungheria ed anche la Germania.
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