Regia di Francesco Rosi vedi scheda film
Il romanzo di Primo Levi è la continuazione di Se questo è un uomo, raccontando il tortuoso ritorno in Italia da Auschwitz; il film termina dove Se questo è un uomo comincia, citandone il celebre appello iniziale a “Voi che vivete sicuri / nelle vostre tiepide case”: in un certo senso, dunque, prepara e giustifica l’emergere della memoria nel reduce e l’urgenza della sua resa scritta. Che per il personaggio di Primo (un credibile Turturro) la memoria sia importante lo si capisce subito, quando rifiuta di gettare via la sua tuta da lager dopo la liberazione; e la stessa tuta fornirà lo spunto a una scena da brividi, quella in cui Primo scende dal treno a Monaco di Baviera e mostra la stella gialla a un soldato tedesco, che gli si inginocchia davanti. Ma, se la parte drammatica ha una certa efficacia, il film si perde poi in un turbinio di macchiette regionali (il ladruncolo Bisio, il dongiovanni Ghini) che introducono toni incongruamente comici. Un film che si guarda con rispetto (sia per Levi, sia per Rosi), ma senza entusiasmo.
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