Un nutrito esercito dell’ordine dei cavalieri teutonici blasonanti una croce di ferro a linee curve impazzano per mezza Europa annientando nel nome di Dio presunti “adoratori del male”…proprio in un villaggio collocato tra l’oriente e occidente (Forse in Germania) viene sterminata la setta demoniaca dei “calpestanti” portatrice di un infezione attribuibile alla peste e poi predisposta una fossa comune “sigillata” da un enorme croce di legno. Secoli dopo sul luogo del massacro, dove è stata eretta nel frattempo un’imponente cattedrale gotica, una restauratrice ed un archivista scoprono nelle segrete del luogo santo una botola criptata da un fregio inquietante che per lungo tempo ha imprigionato il male…libereranno involontariamente il maligno ed un’epidemia demoniaca contagerà i residenti e i casuali turisti della Chiesa.
La genesi della “Chiesa” è singolare…Soavi, dopo aver lavorato nel lungometraggio di Argento “Opera”, viene notato da Terry Gilliam che gli offre un lavoro impegnativo come regista di seconda unità nel film “Le avventure del barone di Munchausen” del 1988. Dopo poco tempo Argento offre al Soavi di “Deliria” il copione del film dalla fodera rossa che inizialmente doveva chiamarsi “Demoni 3” ed essere diretto da Lamberto Bava che però deve rifiutare per improvvisi impegni con “Mediaset”. Quindi il duo inossidabile costituito da Franco Ferrini e Dario Argento offrono la possibilità al giovane Soavi, cresciuto a pane e D’Amato, di filmare il loro soggetto che per certi versi è il seguito spirituale di “Demoni 2”… la squadra è quella vincente cioè dei già citati Argento e Ferrini che firmano il soggetto, il geniaccio Stivaletti che cura gli effetti speciali e Goblin, Glass e Keith Emerson (quello di Emerson Lake & Palmer) le musiche sempre funzionali…poi l’affascinante locandina fuorviante ed ingannatrice “Dario Argento presenta” è il biglietto da visita per andare al cinema a colpo sicuro…inoltre la locandina presenta la C a forma di demone che richiama non a caso i cult di Bava junior.
Film tecnicamente di ottima fattura dove Soavi, che eredita il cinema bis ormai calante di Argento e Fulci, mette in campo tutta la sua esperienza con una panoramica di movimenti macchina …si passa dalle carrellate verticali e orizzontali accelerate alla macchina a spalla dove il regista inonda lo schermo con un repertorio visionario basato sulla paura dell’ignoto di Fulci e sul neogotico poi incarnato nel sempre poco menzionato “I cavalieri che fecero l’impresa” del Maestro Avati …gli spazi ampi della cattedrale grazie ad una fotografia sublime diventano cunicoli claustrofobici e al contempo gli esterni sono enfatizzati in modo tale da trasmettere uno stato di caos poi sussurrato dall’iconico canonico Feodor Chaliapin (custode del sapere) noto anche nel celebre “Il nome della Rosa”…si quelle sentenze pronunciate con modulazione sonora tremolante ed echeggiante all’interno della cattedrale che hanno l’odore molesto dell’apocalisse…il saio incappucciato e i chiaro scuri dell’imponente edificio donano quella suggestione da fine del mondo profetizzata alla Nostradamus.
La cattedrale è la vera protagonista del film e non il naturalizzato Arana nei panni del bibliotecario, la splendida restauratrice Cupisti molestata da un caprone oppure il forzuto Padre Gus interpretato da Quarshie alias Kastagir in Highlander. Alla troupe partecipano anche noti caratteristi del cinema di genere italiano come Giovanni Lombardo Radice di contrasto alla tunica che indossa oppure Roberto Corbiletto nelle vesti del sacrestano cattolico protestante. Menzione a parte per la splendida Asia Argento nel ruolo della figlia moderna ribelle del sacrestano che rivive esterni Argentiani che richiamano tanto Phenomena…al cast partecipa anche lo stesso regista che interpreta un poliziotto.
Come detto la Cattedrale è la vera mattatrice dell’opera cioè la chiesa di Mattia situata a Budapest che, oltre ad essere uno degli emblemi del gotico dell’est Europa, tra le sue navate sfoggia statue marmoree raffiguranti demoni. Il campanile poi ed i sofisticati marchingegni dona l’effetto di un imprint nefasto, criptico e sacrilego.
Soavi lega due epoche con diversi espedienti narrativi ma il film purtroppo ha due marce…un ottimo prologo che riecheggia le nefandezze della Chiesa seguito da un fascino oscuro incentrato sul fitto mistero della genesi della cattedrale e poi un secondo tempo forse affrettato basato sostanzialmente sul contagio demoniaco dove Soavi concentra il suo mondo splatter in un climax da prigionia alla Carpenter nel “Il signore del male” e gira senza freno a mano come lo stupro demoniaco coordinato dal gargoyle di D&D oppure il lucertolone che esce dall’acquasantiera…certe volte magari avere un budget a disposizione più elevato rispetto a “Deliria non significa poi scenografare certe evidenti forzature che possono cadere nel trash. Detto cio’ non mancano le scene terrificanti come la scena allo specchio raffigurante il volto demoniaco trasfigurato di Corbiletto, le sequenze negli angoli angusti sotterranei della cattedrale, la rivelazione del sigillo di Arana di chiara fattura Fulciniana, i vezzi demoniaci di Radice, la sequenza della metrò Baviana, l’incipit medioevale sul quale invito i neo registi italiani ad insistere ed infine il costante senso claustrofobico.
Insomma una delle vette del cinema anni 80 italiano saturo di immagini e artigianalità da riscoprire…inferiore a Deliria che è una delle vette mondiali dello slasher ma di indubbio valore artistico.
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