Regia di Glenn Miller vedi scheda film
Quarto film (male) ispirato da una leggenda folkloristica, ma spacciata per realmente accaduta. Esordio in regia approssimativo, senza minima attenzione alla messa in scena. Psicologie dei protagonisti non pervenute.
Adams, Tennessee. 15 gennaio 2011.
La famiglia Sawyer festeggia un compleanno, ospiti un nutrito gruppo di adolescenti compagni di scuola dei figli. Tra una ripresa con cellulare e una con videocamera, sembra che qualcosa di insolito stia accadendo nella casa. Poco dopo, nei paraggi, un poliziotto rinviene lungo una strada isolata, in mezzo ad un bosco, due corpi senza vita. Sono le prime vittime della Bell's Witch, una strega che agli inizi del XIX Secolo si era già manifestata in quello stesso posto.
Il found footage (talvolta mockumentary) è un genere difficile da realizzare, soprattutto se non si hanno idee. E questo è proprio il caso di Glenn Miller, qui novello e inesperto regista (poi nel 2016 dirigerà anche un film su animali ritornanti, dal titolo Zombies). Prima di lui ci avevano già pensato in tanti alla leggenda folkloristica della strega di Bell. Lo stesso argomento è trattato infatti anche nell'omonimo Bell witch haunting (2004), in An american haunting (2005) e per finire in Bell witch: the movie (2007). Non è tanto la banalità del soggetto a rendere brutto questo ennesimo derivato di Blair witch project, peraltro girato con un budget che, si nota, non deve essere stato frutto di elemosina. Al contrario, come dimostrano certi effetti speciali, tipo quello della levitazione della ragazza posseduta.
Questo horror/aborto non funziona prima di tutto perchè pure una persona priva di intelligenza -addirittura anche un animale domestico- recepite le prime avvisaglie, tempo cinque minuti e sarebbe stato a due o tre chilometri di distanza dalla casa maledetta. Luci che si accendono da sole, ombre che appaiono nei filmati, lavandini che buttano sangue, porte che si aprono all'improvviso, lenzuola che si sollevano e poi imprigionano i dormienti e -last but not least- cadaveri quotidiani, compreso uno sfigato elettricista che, chiamato per la manutenzione, rimane fulminato mentre opera su una presa di corrente. E i nostri geniali protagonisti che fanno? Di fronte all'evidenza si preoccupano di realizzare riprese video senza sosta, talvolta belli sorridenti, anche quando in casa c'è una posseduta. Ovvio che, solo dopo quindici -diconsi quindici!- giorni di infestazione, la buona madre di famiglia si decide a consultare un prete. Visto poi il fallimento dell'esorcista (anche lui costretto a rendere l'anima a Dio) chiama allora il 911: "Mia figlia è posseduta! Aiuto! Accorrete!!!"
Roba da non credere, anche in funzione dei dialoghi, con il capofamiglia a ripetere senza sosta, all'infinito: "OK. OK. OK. It's all OK! It's all right!"
Sì, come no. Va tutto bene: infatti alla fine non si salva nessuno. Girato senza attenzione (si suppone, per dirne una, che in gennaio nel Tennessee il bosco e il giardino di casa non siano costituiti da alberi rigogliosi e pieni di foglie verdi), privo di continuità e logica, al punto che non si capisce chi sta riprendendo chi e cosa, con stacchi temporali impossibili e un finale terribile, pasticciato e distratto, tanto che ad un certo punto Janette (la madre) improvvisamente viene chiamata con altro nome (Martha). Sono 91 minuti allucinati e allucinanti, buon esempio di come non dovrebbe essere girato un film. Che sia horror o meno, poco importa.
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