Regia di Graziano Diana vedi scheda film
Sicilia, 1991: Libero Grassi, proprietario di un’azienda tessile palermitana, comincia a subire pressioni dal clan dei Madonia. Non solo si rifiuta di pagare il pizzo, ma denuncia pubblicamente la situazione a stampa e tv. Pochi mesi dopo verrà barbaramente ammazzato in un agguato mafioso.
La storia esemplare di Libero Grassi, uno dei pochissimi imprenditori italiani capace di denunciare pubblicamente le pressioni della mafia, ottenendo purtroppo in cambio una terribile fine prematura, meritava senz’altro una trasposizione sullo schermo. E in effetti ci aveva pensato già la Rai, nel 2016, con Io sono Libero (regia di Giovanni Filippetto e Francesco Micciché), nonché prima ancora Pietro Durante con il documentario Libero nel nome (2010); pur arrivando – quantomeno – terzo, questo A testa alta è un lavoro degno di nota sia, a prescindere, per i contenuti ‘civili’, che per la discreta fattura dell’opera nel suo complesso. Trattasi di fiction tv, sponda Mediaset per la precisione, e pertanto occorre chiudere un occhio sulla tenuta narrativa (blanda), sui dialoghi (retorici) e sulla dimensione psicologica ridotta dei personaggi, nonché sull’estetica in generale; quel che più conta qui è il messaggio e quello arriva chiaro, diretto, preciso, anche grazie a un cast di interpreti validi e validamente assortiti, con un Giorgio Tirabassi come protagonista. Tra gli altri compaiono poi Michela Cescon, Ninni Bruschetta, Diane Fleri, Gaetano Aronica e Valentino D’Agostino; regia affidata all’esperto di produzioni televisive Graziano Diana. Il film fa parte di un poker di storie di vittime della mafia (Liberi sognatori). 5/10.
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