Regia di Hèctor Hernández Vicens vedi scheda film
Terzo mediocre rifacimento del terzo (non è un gioco di parole) capitolo sulla saga dei morti viventi diretto da George A. Romero: Il giorno degli zombi. Dietro all'operazione è celata sempre la Millenium di James Dudelson, qui in trasferta su un set allestito in Bulgaria.
Zoe (Sophie Skelton) lavora in un ospedale nel quale viene condotto il corpo di un uomo deceduto in strane circostanze. La ragazza è assillata dal paziente Max (Johnathon Schaech): non solo l'uomo si è inciso sul braccio il nome di Zoe ma in un attimo di delirio, tenta di farle violenza. Violenza evitata dal cadavere rinvenuto a nuova vita: questi infatti sembra essere il paziente zero di una nuova forma virale, un ritornante, uno zombi che presto infetta l'intero staff ospedaliero. Mentre l'epidemia dilaga, Zoe riesce a fuggire e mettersi in salvo. Dopo alcuni anni (soprav)vive in un bunker, dall'interno del quale militari e scienziati tentano di arginare il fenomeno.
Il produttore cinematografico James Dudelson, con la sua Tauras (poi Millennium) nel lontano 2005 annuncia il remake del terzo capitolo della serie diretta da George A. Romero, Il giorno degli zombi (1986). Non si sa capisce perché ma questi, assieme ad Ana Clavell, già corresponsabile della realizzazione di Creepshow 3, detiene i diritti della storia originale e può pertanto proporne un rifacimento. Direttamente per l'home video, esce quindi l'inguardabile Day of the dead 2: contagium. Un pastrocchio indifendibile, che aggancia -come prequel- anche La notte dei morti viventi (1968). Passano pochi anni, quando nel 2008 Steve Miner (il celebre regista, tra l'altro, dei migliori Venerdì 13) è incaricato -da Dudelson- di dirigere il remake di Il giorno degli zombi: un progetto annunciato, sospeso, travagliato ma poi andato in porto. Anche stavolta -stando a varie recensioni- sembra non trattarsi affatto di remake, però la buona mano in regia di Miner -e la presenza nel cast di Mena Suvari- rende il film interessante, e curiosamente rimasto inedito nel nostro paese.
E arriviamo così a questa terza "versione" di Day of the dead: fuori discussione essere un lavoro di medio budget (otto i milioni di dollari investiti) ma il discorso non cambia rispetto al primo Day of the dead 2: contagium: lontano dallo stile del modello di riferimento, ritroviamo qui -per l'ennesima volta- militari contro scienziati. Al posto di Bub abbiamo Max, e Johnathon Schaech (nel ruolo) è pure bravo. Ma davvero non ha alcun senso spendere ulteriori parole su una trama -a dir poco- delirante (perché Max da zombie rimanga senziente non viene spiegato, men che meno vien chiarito come e perché il suo sangue funga da antidoto).
In estrema sintesi questo ulteriore Day of the dead è peggio che brutto, forse ancora più inguardabile di Contagium. La violenza è palesemente artificiale, la musica spaccatimpani e poco armoniosa, le location bulgare essenziali e prive di tipicità, i morti viventi (qui definiti putrefatti) corrono come lepri ma sono mal rappresentati dalle comparse locali; e la regia dello spagnolo Hèctor Hernández Vicens (sostituito dopo svariate problematiche dietro la macchina da presa, in vece dello sceneggiatore Mark Tonderai) non contribisce minimamente a dare più spessore al film. Ok: la protagonista Sophie Skelton per essere bella è bella (sempre meno però di quanto sia antipatica) e in conclusione resta un bel mistero come -un film del genere- non riesca minimamente a generare un po' di tensione (che di paura e mistero nemmeno a parlarne). Tutto sa di visto, rivisto, stravisto sino alla nausea. E resta solo una certezza: Dudelson ha voluto cavalcare per la terza volta (e c'è da scommettere che -ahinoi- non sarà nemmeno l'ultima) il facile richiamo dell'horror a base di revenant, sfruttando in maniera impropria sia il nome di Romero che -si noti il manifesto- il successo della serie televisiva (di tutt'altro risultato) The walking dead. Di un altro film sugli zombi -e soprattutto del terzo remake di Day of the dead- non se ne sentiva davvero il bisogno, soprattutto quando dietro al progetto sta un disastroso produttore come Dudelson.
La versione visionata, nel formato anamorfico 2.35:1, dura 1h29m58s.
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