Regia di Simon Kaijser vedi scheda film
Il taglio è un classico hollywoodiano, il fascinoso professore tutto d'un pezzo e la giovin studentessa che lo seduce con la malizia dell'innocenza, in una spirale che può portare a svariate infauste conseguenze, in questo caso in un possibile omicidio. Detto ciò e cioè che la visione non sarà nè originale né tale da guadagnarsi un posto nella storia del cinema, la differenza in termini di qualità la fanno la forza del racconto, la sua capacità di coinvolgere, creare tensione, suscitare pruriti e solleticare tabù, nonché la qualità delle interpretazioni. Partiamo dalla seconda: il cast. Bravissimi tutti, sul pezzo, mai sopra le righe; eccezionale come sempre, ma questo avverbio lo aggiungo io, Minnie Driver. Il fluire del racconto, eccoci, buono ma alla lunga un po' troppo caotico, con richiami filosofici anche gratuiti e soprattutto il confondersi dei piani del ricordo e del non ricordo, della verità dei fatti e di quella delle percezioni, che ingarbuglia soprattutto un finale che non soddisfa. E' quest'ultimo un limite importante del film che sinceramente non me ne rende particolarmente consigliabile la visione. Certe volte sarebbe bene, usando una metafora calcistica, giocare palla a terra anche se si dispone di tanti campioni in squadra, piittosto che imbrigliarne in talento in schemi complicati e anche un poco astrusi.
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