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Marianna Ucrìa

Regia di Roberto Faenza vedi scheda film

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Scarlett Blu

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La recensione su Marianna Ucrìa

di Scarlett Blu
8 stelle

Per me ingiustamente bocciato dalla critica - e anche un po' dal pubblico - questo bel film di Roberto Faenza tratto dallo splendido romanzo di Dacia Maraini, La lunga vita di Marianna Ucrìa merita di essese visto per svariate ragioni.
Intanto, un cast di attori di prim'ordine tra cui Philippe Noiret, il nonno della protagonista, Laura Morante la madre, Roberto Herlizka il marito zio, vecchio, squallido, e in un modo contorto innamorato della moglie/bambina sordomuta.
Il film è liberamente tratto dal romanzo, piuttosto fedele alla trama, pur con qualche lieve variazione; ad esempio, nella scena d'apertura nel libro è il padre di Marianna che accompagna la figlia a vedere l'esecuzione, non il nonno.
La ricostruzione degli ambienti settecenteschi è precisa, i costumi di scena sono stupendi, tutto accompagnato da una bella fotografia e una buona colonna sonora struggente e malinconica firmata dal maestro Morricone .
Certo il film non brilla per originalità, nè per qualche virtuosismo particolare di regia, comunque discreta e lineare, ma rimane comunque un' opera meritevole di essere vista, anche solo per scoprire una storia immaginaria ambientata nella Sicilia settecentesca crudele e tradizionalista, con i suoi riti e le sue credenze al limite della superstizione, dall' impianto storico piuttosto realistico.
Marianna Ucrìa, ragazzina quattordicenne di nobili origini e sordomuta - a causa di un probabile trauma subito da bambina - viene data in sposa a uno zio molto più vecchio di lei.
La figura di Marianna è affascinante e complessa; nel suo piccolo mondo fatto di silenzi dove non esiste suono, lei si esprime per altre vie, impara il linguaggio dei gesti contro la volontà del marito e del fratello, legge opere moderne e dipinge, gestisce e ristruttura la villa di campagna lontana da Palermo dove il marito preferirebbe vivere, ma lei non ama.
Non appare mai come una donna sottomessa e non accetta passivamente la sua sorte; è intelligente, sensibile, e ha imparato ad affinare gli altri sensi che possiede per scoprire sè stessa e il mondo che la circonda.
Il rapporto col marito essenzialmente è fatto di rispetto; paradossalmente il personaggio del duca Pietro, impersonato magistralmente da Herlizka, non è nè buono nè cattivo; è un nobile siciliano del suo tempo con le sue convinzioni immutabili, per certi versi disgustoso e meschino, eppure dolorosamente innamorato della moglie, che in modo drammatico lascierà vedova e libera di vivere pienamente la sua vita, non prima di averle fatto partorire svariati figli.
Ho trovato molto brava Emanuelle Laborit, l'attrice che impersona Marianna da adulta, che ho scoperto essere veramente sordomuta, cosa che le ha permesso di calarsi appieno nel mondo silenzioso della protagonista.
Non un capolavoro, per carità, ma un buon film, discreto e tutto sommato onesto, che sta comodamente fra le 3 e 4 stelle.
Merita senza dubbio di essere riscoperto e rivalutato.

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