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Nirvana

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Nirvana

di hallorann
8 stelle

Cancellami Jimi...Diventerai un fiocco di neve che non cade in nessun posto. Tecnologia, poesia e filosofia per Salvatores. Da rivalutare

Che cosa resta del futuribile NIRVANA di Gabriele Salvatores? Non le citazioni ovvie di BLADE RUNNER, ALPHAVILLE, NATHAN NEVER etc. Forse il soggetto originale, scopiazzato poi da canadesi e altri. L’umanità, certo l’umanità. Per poter raggiungere il proprio NIRVANA bisogna cancellare ricchezza superflua, mondo virtuale, affetti effimeri. Il gioco Nirvana da consegnare alla multinazionale Okosama Starr ne è una metafora. Salvatores gioca con la fantascienza per dirci due o tre cose sulla spiritualità, sulla politica economica e sui nostri crucci quotidiani. Dicevamo dell’umanità…il rapporto tra Jimi - inventore del gioco, orfano di Lisa – e Solo, personaggio del videogioco che a causa di un virus prende coscienza di sé, della realtà virtuale, della ripetitività di gesti e situazioni (che non sono altro che gli stessi della vita terrena) è la cosa più bella e toccante del film. Cancellami Jimi, chiede Solo. Diventerai un fiocco di neve che non cade in nessun posto. Poesia pura che sgorga dal programmatore pentito e in crisi. L’originalità dell’autore milanese sta soprattutto qui, in questi scambi, in questi passaggi.

 

 

Egli si diverte a disseminare l’opera di elementi psichedelici e hippie: i titoli di testa con una chitarra alla Santana, i Traffic, la marijuana liquida da inalare, i personaggi di Joystick e Naima (Coltrane?), l’India e Bombay, il nome Jimi (Hendrix?) Dini ricalcato su quello del pittore della pop art Jim Dine. La cultura degli anni sessanta che incontra il futuro automatizzato e cybernetico. Le città multirazziali e l’avanguardia rappresentate dai luoghi in cui si muovono gli eroi di questo fanta-fumetto-commedia. Le autostrade della rete riproposte nella sopraelevata. L’utilizzazione geniale (che non ha avuto seguito, perché il cinema italiano non ama rischiare) degli ex stabilimenti Alfa Romeo di Portello. Il nome di Solo appioppato ad un sobrio e bravissimo Diego Abatantuono che odia lo stare solo. E probabilmente c’entra anche Han Solo di GUERRE STELLARI. La scoperta di Sergio Rubini che rinasce come attore nei panni freak e fumettistici di un angelo perduto semicieco, con due telecamerine in b/n collegate al nervo ottico. I seni di Stefania "Blu” Rocca. Lo strabismo funzionale di Christophe Lambert. I videomessaggi di Lisa/Emmanuelle Seignier dal sexy accento francese. E infine l’omaggio agli amici del periodo teatrale dell’Elfo: Gigio Alberti “Rauschenberg” oculista temerario; Paolo Rossi “Joker” lettore del bollettino delle droghe; Antonio “Paranoia” Catania; Bebo Storti che medita…e che cazzo!; Claudio Bisio “Corvo rosso”; Silvio Orlando, portiere indiano; Gianni Palladino, Renato Sarti, Lorenzo Loris più gli extra Amanda Sandrelli: la prostituta scettica Maria; il regista Antonello Grimaldi e Ugo Conti.

 

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