Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Salvatores gira il suo personale Blade runner, senza sfigurare in quanto a luci e colori (un uso a dir poco spregiudicato, fotografia di Italo Petriccione), scene (Giancarlo Basili), utilizzo immaginifico di spazi, personaggi e tecnologie. Ciò che lascia invece parecchio a desiderare è la storia di per sè, piuttosto banalotta - seppur narrata con ottimo piglio e mai realmente noiosa - nel suo svolgimento 'da temino' con un buono che incontra la classica serie di ostacoli e di amici che lo aiuteranno ad oltrepassarli, alla faccia dei cattivoni che insistono a volerlo azzittire o addirittura eliminare. Valore aggiunto è ad ogni modo l'ottimo cast, nel quale spiccano sicuramente Rubini e la Rocca (così anni '90 con gli anfibi e quel taglio di capelli, ma senz'altro una delle androgine più seducenti mai incontrate al cinema), ma che risalta soprattutto per la nutrita schiera di validissimi comprimari che entrano ed escono dalla storia lungo tutta la pellicola: da Claudio Bisio ad Antonio Catania, da Bebo Storti (in una macchietta comica irresistibile) a Paolo Rossi, da Gigio Alberti ad Ugo Conti, per finire con Silvio Orlando e (nella parte della dea Kalì!, signori e signori), Luisa Corna. Bravo anche Abatantuono, che riesce a contenersi in un ruolo dimesso (rispetto ai suoi standard, di sicuro), il frigido Lambert sicuramente in una parte sbagliata. Finale con una scena che omaggia apertamente alla Relatività di Escher. Bella la costruzione narrativa, colonna sonora suggestiva che alterna brani originali e no (nota a margine: il mio personale orgasmo arriva quando parte Scavenger type dei Nofx), ma i limiti ci sono lo stesso. 5,5/10.
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