Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Quattro, squisite, ore in compagnia della combriccola ospedaliera più improbabile mai vista sul piccolo schermo, tra i corridoi infestati dell'ospedale danese detto Riget (il Regno). Ordinarie storie di spettri e deformità assortite che reggono la candela a ben più succulente vicende interne al personale: tra le tante vale la pena citare il folle prof. Bondo e la sua ossessione per il sarcoma epatico da guinness, l'inetta famiglia Moesgaard e soprattutto la battaglia personale del primario Helmer, orgogliosamente svedese in una terra ostile - "Danimarca..una cacata di gesso in mezzo all'acqua" -.
Appendice (nord)europea di Twin Peaks, come il capostipite parte con il botto per mostrare abbondantemente la corda nella seconda parte. Anche questione di suspense interrotte. Proprio come Lynch, Von Trier da il meglio quando tiene al guinzaglio il manierismo maligno che alberga in lui e inizia a parlare come mangia; ritornerà con lo stesso brio, seppur ridimensionato, solo con Idioterne (1998).
Il colpo da maestro: i lavapiatti/veggenti con la sindrome di Down. Buona (doppia) prova di Udo Kier.
Il doppiaggio, come se non nuocesse già abbastanza alle giovani menti, si dimentica della seconda stagione: tassativi i sottotitoli per godersi lo splendido accento gutturale di Copenhagen. Film per tutti, anche chi non ha confidenza con il sottile umorismo scandinavo.
Indimenticato Ernst-Hugo Järegård ed i monologhi del suo Stig Helmer, sul tetto dell'ospedale.
"Dansk Jävlar!"
(Danesi, canaglie pezzenti!)
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