Regia di Steve McQueen (I) vedi scheda film
Heist-movie di alto livello. Grande l'interpretazione di Viola Davis.
Il film comincia con uno spettacolare lungo piano-sequenza, in cui la macchina da presa fissata sul cofano di un auto gira intorno, registrando il passaggio da una zona degradata di Chicago, ad una villa hollywoodiana, mentre si sente in sottofondo, il dialogo tra un certo Jack e la sua assistente, i cui visi restano però nascosti dietro il vetro oscurato. Una magnifica ed eloquente rappresentazione dell'urbanistica della zona in cui ha luogo la vicenda. Veronica Rawlins è una donna di colore, sposata a un bianco Harry e legata a lui da un rapporto passionale intensissimo, ma costui, che di fatto è un criminale, ha organizzato un colpo, ai danni del gangster nero Jamal Manning, il quale peraltro, vorrebbe fare il salto di qualità e candidarsi nel distretto di Chicago, dove però il patriarca della famiglia Mulligan da sempre ha governato e prima di lui, il padre e il nonno. Tuttavia stavolta travolto da mille scandali, è costretto a ritirarsi e a mettere in campo l’inesperto e altrettanto corrotto figlio Jack, di cui sopra. Il colpo ordito da Harry, però va male e finisce con un esplosione e la strage di tutta la sua banda, in cui brucia anche il denaro rubato. Jamal non si rassegna e obbliga ad un risarcimento Veronica, alla quale il marito ha lasciato una bella auto e un lussuoso loft, oltre che una cassetta di sicurezza in cui è nascosto il suo quaderno degli appunti su un prossimo colpo. Veronica per raccogliere la cifra richiesta è costretta a mettere in piedi, quella rapina insieme alle altre vedove della banda.
Heist –movie, articolato, con implicazioni psicologiche e drammaturgiche, il regista Steve McQueen, usa un’estetica fredda e rarefatta, fatta da architetture eleganti e immagini patinate e raffinate, la sceneggiatura curata da Gillian Flynn, ha spinto molto sul pedale del femminismo e del razzismo, costruendo una forte storia di emancipazione femminile e di autoaffermazione, d’altronde è il suo marchio di fabbrica: rappresentare donne che rivelano un lato oscuro, che riflette non solo la loro anima tormentata, ma anche quella di un società maschilista, che le opprime, di contro allo smaccato e irrecuperabile patriarcato, non si trasformano in supereroine, ma semplicemente tirano fuori gli artigli e mettono in campo e in gioco la loro arguzia e per sopravvivere sono anche capaci di uccidere, destrutturando quell'immagine inerme e vittimista della donna, che solo con il sottile inganno e l’ambiguità passiva, può riuscire a cavarsela. Il quartetto di protagoniste di “Widows Eredità criminale”, è chiaramente frutto della sua vocazione. Estratte da ogni etnia, strato sociale e condizione economica e umana, le protagoniste del film sono giovani e anziane, mogli, madri, casalinghe e lavoratrici, agiate o costrette a lavorare dall'alba al tramonto, donne con le palle, come loro stesse si definiscono. Il film è cupo, realistico e sobrio, procede spedito, evitando inutili orpelli narrativi. Infatti McQueen si prende giusto il tempo necessario per rivoltare le vite delle sue protagoniste, sottolineando aberrazioni e violenze, per sviluppare una trama avvincente con tanto di colpo di scena finale, non facendo alcuno sconto ad una società corrotta dalle fondamenta ai vertici, ma provando a rendere giustizia a donne umiliate e mortificate da sempre.
A dare linfa alla storia, in un crescendo rossiniano, c’è una strepitosa Viola Davis, affranta, ma mai doma. Piange, soffre, cade, ma si rialza, sempre.
Il regista riesce a descrivere in modo lucido ed eloquente, l’iniquità della situazione in cui versa la comunità afroamericana, negli Stati Uniti, rimarcando le discriminazioni razziali, che ancora tengono banco nell’America di oggi. La politica è inserita, con geniali strategie registiche, nella trama, in maniera, sempre incisiva. Anche le altre interpreti sono all’altezza e una citazione a parte merita Robert Duvall, ancora capace di lasciare il segno, malgrado la veneranda età
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