Regia di Alfonso Cuarón vedi scheda film
"Un sovraccarico di senso che però finisce per togliere vitalità al film, troppo perfetto nelle sue studiatissime inquadrature e nei suoi ricercati movimenti di macchina per emozionare davvero" (Paolo Mereghetti); "Più bello a vedersi che bello da vedere" (Federico Pontiggia) - cosa aggiungere altro? Perchè al di là dei tanti premi - scontati - e dei cinefili entusiasti, due fra i maggiori critici cinematografici italiani viventi (come altri oltreoceano. cito R. Brody "The New Yorker") mettono in evidenza la mancanza di anima in un lavoro tecnicamente ineccepibile che troppo frettolosamente è stato definito "capolavoro".
Difficile non dare meno di tre stelle a "Roma" considerando almeno quanto segue: 1) regia elegante e che contempla una gamma quasi completa di inquadrature e movimenti di cinepresa: piani-sequenza complicatissimi (quello dell'ospedale per esempio, o quello nel sottofinale, nel mare); inquadrature strettissime e molto lavorate dal montaggio (il parcheggio di Antonio); veri e propri virtuosismi di macchina come nei titolo di testa con l'ombra dell' aereo di passaggio oppure il giro serale di Cleo per spegnere le luci di casa filmato con cineprese messe in 45 posizioni diverse ; campi lunghi (nel sobborgo fangoso); primi piani (su Cleo alla visita ginecologica); scene di massa e focus su particolari piccolissimi 2) Fotografia: il film è stato girato in digitale con cineprese da 65 millimetri: complicate e costosissime ma che restituiscono una qualità dell'immagine strepitosa. Soprattutto, luminosa. Il risultato finale è un bianco e nero - o forse sarebbe meglio dire bianco e grigio - al cui fascino visivo è difficile resistere: "Volevo un bianco e nero che non nascondesse il suo essere digitale e che potesse garantire una grande risoluzione dell’immagine" (A. Cuaron intervista "Hollywood Reporter") 3) il sonoro. Impressionante e non a caso firmato da Skip Lievsay – otto volte candidato all’Oscar e una statuetta vinta. Il sistema di registrazione è il Dolby Atmos. La "colonna sonora" (firmata Lynn Fainchtein) c'è ma non è sopra l'immagine - come siamo abituati a sentirla - bensì stà dentro la scena e viene restituita allo spettatore come tappeto ambientale. La radio, il canto di un personaggio, le orchestre, si mescolano ai rumori: dei clacson, dell'acqua che scriscia, delle suole delle scarpe, dei colpi di pistola ... Questo aspetto prettamente tecnico è spesso sottovalutato - soprattutto in Italia - eppure è fondamentale per la riuscita di un film. C'è da dire che forse più che "sottovalutato" è costoso nella realizzazione e quindi impegna non poco 4) Sceneggiatura: trattasi di un film semi-autobiografico. La materia è maneggiata con grande proprietà e non ci sono sbavature di "comprensione". Il regista, che è anche sceneggiatore, co-produttore, co-montatore e direttore della fotografia, gira le scene nell’ordine in cui sono viste nel film: scelta quasi folle considerando i costi (108 giorni di riprese) ma che consente agli attori non protagonisti di crescere e cambiare insieme ai loro personaggi. Gli attori ricevono di giorno in giorno le informazioni sulle scene che girare con grande libertà, comunque, su come muoversi e cosa dire. La trama è ben chiara a chi riprende: non proprio a chi la interpreta a cui viene assegnato un canovaccio più che un copione. Questo conferisce spontaneità anche se allunga i tempi e amplifica il lavoro di postproduzione 5) Interpreti: semiprofessionisti ed utilizzati a mo' neorealismo: come tali, in grado di performances straordinarie se diretti da chi ha bene in mente cosa sta facendo. La protagonista Yalitza Aparicio recita Cleo nel film ed è figlia di una donna single che tra i vari lavori fece pure la governante. Per metterla più "a suo agio" si scrittura la sua migliore amica Nancy Garcia nel ruolo di Adela. La stessa Marina de Tavira (attrice soprattutto di teatro) viene scelta solo dopo un confronto.
Se dunque "Roma" ha tutte le carte in regola per essere un Capolavoro con la C maiuscola, nella realtà dei fatti esso non è che un ottimo film molto professionale. Manca l'anima, appunto. Proprio perché dichiaratamente autobiografico, lo spettatore è sempre tenuto "fuori" dall'opera attraverso un arma potentissima come quella della perfezione estetica. La raffinatezza della confezione - su cui ci sarebbe da aprire una parentesi lunga un chilometro alla voce "citazioni" - copre infatti qualsiasi emozione e scoraggia il benché minimo accenno di empatia. Oltre alla umana e naturale irritazione che da ciò scaturisce, l'altro sentimento dominante dalla visione è la pretestuosità. Avallata da virtuisismi gratuiti e da "forzature" raffinate sia nella forma che nella sostanza che, in quanto tali, cozzano con il realismo di facciata. Due esempi, uno microscopico ed uno macroscopico: partendo dal secondo: le figure maschili. In un affresco corale (come si propone "Roma") incredibile che essere siano tutte negative e/o quasi assenti. Indice anche di scarsa "maturazione" del ricordo intimo. Quello microscopico stà nei titoli di testa: necessariamente "lunghi" (per metterci tutti i nomi) ma contro quanto viene mostrato di seguito (la pulizia del pavimento richiede pochissimo tempo, e anzi, la poca attenzione della protagonista è motivo di scontro ma anche di delineazione della sua psicologia. Più "tata" che domestica). Impossibile dire quanto ci sia di involontario in questa difficoltà di Cuaron ad instaurare un dialogo ed un contatto profondo con il proprio pubblico e quanto di volontario, che potremmo chiamare anche meno diplomaticamente "prudenza" politica e sociale: dalla narrazione astorica di “El Halconazo” alla omissione di dettagli quotidiani (la fatica di Cleo per esempio) al silenzio della protagonista descritta da uno sguardo borghese che in qualche modo non ha alcun interesse ad ascoltarla nè a vederla per quel che è, ma solo per quel che vuole essa sia. Per la stessa ragione, un regista uomo che non racconta di uomini riduce ad una battuta ("io non la volevo") ed a 3-4 minuti su 135 quello che per molte donne è un trauma insuperabile che condiziona una vita intera.
Girato interamente a Città del Messico, "Roma" è costato, ufficialmente, 15 milioni di dollari. Considerando che Cuaron ne è regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, co-produttore e co-montatore e tenendo conto degli stipendi irrisori degli attori (essendo essi semiprofessionisti o alla prima esperienza sullo schermo), è ragionevole affermare che esso sia un lavoro ad alto budget.
Sopravvalutato
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